Prima visita ufficiale di un capo di Stato iraniano in Egitto dopo 34 anni. L’incontro al Cairo del 5 febbraio fra il presidente egiziano Mohamed Morsi e quello dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad è storico. Era dal 1979, anno in cui Teheran aveva avviato la rivoluzione islamica, che i due Paesi avevano interrotto i rapporti diplomatici, anche a causa di un accordo di pace fra Egitto e Israele, promosso dall’allora presidente egiziano Anwar Sadat. L’Iran non riconosce Israele come Stato e Ahmadinejad ha affermato in un’intervista al canale news Al Mayadeen di volersi recare in visita nella Striscia di Gaza: «Il mio desiderio è ancora più grande: voglio pregare a Gerusalemme dopo la completa liberazione. Se me lo permetteranno, vorrei andare a Gaza a incontrare la gente».

Il capo di stato di Teheran è in Egitto per prendere parte giovedì 7 al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. Come riferito dall’agenzia egiziana Mena, al centro del primo incontro tra Ahmadinejad e Morsi c’è il conflitto siriano. Nello specifico, i capi di stato si sono concentrati sui mezzi per fermare il bagno di sangue senza dover ricorrere ad un intervento militare. Sulla Siria, Egitto e Iran hanno posizioni diverse. Teheran sostiene il regime di Damasco, mentre il Cairo si è schierato con la rivolta anti Assad.

Il ministro degli esteri egiziano Kamel Arm ha rassicurato gli stati del Golfo sul riavvicinamento del Cairo con Teheran, affermando durante una riunione a margine dei preparativi del summit che: «Le relazioni dell’Egitto con qualsiasi stato non avverranno mai a discapito della sicurezza. L’Egitto non permetterà che venga superata la “linea rossa” dei Paesi del Golfo, la loro sicurezza è la nostra» ha sottolineato.

Maria Chiara Furlò