«Non si tratta di vincere la guerra, ma di far sedere Putin al tavolo della pace, non c’è alternativa alla trattativa diplomatica». Così il ministro italiano della Difesa Guido Crosetto in un’intervista a La Stampa ha descritto gli obiettivi del governo Meloni e della Nato. Per questo l’esecutivo sta preparando il sesto decreto di aiuti militari all’Ucraina a quasi un anno dall’invasione russa del 24 febbraio 2022. Mercoledì 25 gennaio il ministro ha ottenuto dalla Camera la proroga fino al 31 dicembre 2023 del via libera all’invio di armi all’Ucraina. Nella stessa giornata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i leader alleati Emmanuel Macron (Francia(, Olaf Scholz (Germania) e Rishi Sunak (Gran Bretagna). Biden ha ringraziato l’Italia per il supporto militare.

Il sesto decreto – Con 215 voti a favore e 46 contrari la Camera ha approvato la proroga al Governo per l’invio di mezzi ed equipaggiamenti militari a Kiev. Tra i no il Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra Italiana e il deputato dem Paolo Ciani. Il decreto sarà emanato tra qualche giorno secondo quanto rivela Crosetto che aggiunge che «non saranno previste artiglierie».

Il decreto dovrebbe prevedere batterie di missili a medio raggio Aspide e il sistema radar Spada. In forse la difesa antimissilistica Samp-T perché realizzata da un consorzio italo-francese che dividerà i costi stimati, 750 milioni di euro: l’Italia invierà il sistema di comando e di controllo, mentre la Francia il radar, infine i due Paesi forniranno i missili Aster30. Si ipotizza perciò un ritardo di un mese circa. Il ministro ha anche informato il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, sui costi dell’operazione: una parte dei missili Aspide sono “scaduti”, ovvero il loro carburante va sostituito. Un singolo Aspide nel 2000 costava 620 milioni di lire, 136 milioni di euro di oggi. Il Ministro ha voluto ribadire che «non si intaccherà la nostra capacità difensiva» ma che sarà necessario ripristinare le scorte e, nei prossimi anni, puntare al 2% del Pil in spese militari, così come chiede l’Alleanza atlantica. Un obiettivo per il quale l’esponente di Fratelli d’Italia spera di poter avere meno vincoli, non includendo gli investimenti nel Patto di Stabilità europeo.

Meloni e gli alleati – «Aiuteremo l’Ucraina a 360 gradi», la presidente Giorgia Meloni ha voluto ribadire agli alleati il sostegno al Paese invaso. In chiamata con Joe Biden, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Rushi Sunak la leader italiana ha potuto portare agli alleati una prova concreta del supporto militare italiano: il sesto decreto arriverà tra qualche giorno e Meloni ha in programma di andare in Polonia e, forse, anche a Kiev. Tuttavia, secondo quanto riportano La Stampa La Repubblica, in un primo momento la premier non sarebbe stata inclusa nella conversazione telefonica tra i vertici euro-atlantici, ma avrebbe partecipato solo dopo un intervento per via diplomatica. Non sarebbe la prima volta: già Mario Draghi, nelle prime fasi confuse dell’invasione, non era stato invitato a una conferenza simile. Al di là del caso presunto, Biden ha voluto ringraziare l’Italia per l’impegno profuso nell’ultimo anno che al momento vale più di un miliardo di euro.

Dati – La spesa militare italiana nel 2023 sarà di 26,5 miliardi: un aumento di 800 milioni di euro rispetto al 2022 dove ci si era fermati a 25,7 miliardi. Un sondaggio realizzato da SWG per Greenpeace Italia fotografa però il malcontento degli italiani per l’aumento della spesa: il 55% degli intervistati boccia il progetto del governo di portare gli investimenti militari al 2% del Pil entro il 2028; due italiani su tre vorrebbero tassare gli extra-profitti delle aziende della difesa. «Questo sondaggio conferma che per la maggioranza degli italiani la priorità è fermare il caro bollette», afferma Simona Abbate, campaigner Energia e Clima di Greenpeace Italia.