Abu Muhammad al-Jawlan è vivo. Il leader della Hayat Tahrir al-Sham, “Organizzazione per la liberazione del Levante”, che ha conquistato Aleppo e gran parte del nord della Siria, sembra essere risorto dalle ceneri del raid russo del primo dicembre 2024 in cui, secondo quasi tutti i media internazionali, sarebbe rimasto ucciso. Le immagini del leader, condivise su social media e trasmesse dalla televisione satellitare Al-Jazeera, lo mostrano mentre cammina tra la folla nella cittadella fortificata di Aleppo appena conquistata.

Origini – Nato a Riad, in Arabia Saudita, nel 1982, il suo nome di battesimo fa riferimento alle alture del Golan (al-Jawlani) il territorio occupato da Israele dal 1967, durante la guerra dei sei giorni. Otto anni dopo si trasferisce con la sua famiglia a Damasco, nel quartiere di Mezzah. Lì frequenta la facoltà di medicina per due anni, prima di lasciare il Paese per raggiungere l’Iraq e combattere contro i soldati americani che avevano invaso il paese nel 2003.

Al-Qaeda – In questi anni finisce nei ranghi di al-Qaeda, diventando un fidato collaboratore di Abu Mus’ab al- Zargawi, il leader giordano del gruppo che verrà ucciso in un’operazione aerea statunitense. Nel 2005 viene arrestato dalle forze statunitensi in Iraq e passa i cinque anni successivi all’interno delle più famose prigioni statunitensi in terra irachene, tra cui Abu Ghraib, Camp Cropper e Camp Bucca. Dopo essere stato rilasciato nel 2008, al-Jolani riprende il suo impegno militante, questa volta accanto ad Abu Bakr al-Baghdadi, il nuovo capo di al Qaeda, divenuto poi famoso come leader dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis o Daesh).

Ritorno in Siria – Nel 2011, quando scoppia la rivoluzione in Siria, al-Baghdadi lo rispedisce a casa con lo scopo di approfittare del caos del paese e creare la divisione siriana dello Stato islamico. Assieme a vari esponenti jihadisti e islamisti locali, dà vita all’istituzione di Jabhat al-Nusra (JaN), l’incarnazione siriana di Al Qaeda e uno dei gruppi armati più potenti e più efficienti nella guerra contro Assad. Un anno dopo si proclama emiro generale senza però legarsi – o almeno non ufficialmente – all’ala irachena del movimento fondato da Bin Laden.

Nascita dell’HTS – La natura transnazionale del gruppo venne però rivelata nell’aprile del 2013. Nel luglio del 2016 Jolani, è così costretto a compiere una scelta: ribattezza Jabhat al-Nusra in Jabhat Fatah al-Sham (JFS) e descrive il nuovo gruppo come privo di legami con organizzazioni esterne, slegato dunque da al-Qaeda. La rottura viene però immediatamente messa in discussione, considerata una mossa puramente mediatica. Per la scissione definitiva bisognerà aspettare l’anno successivo, quando il leader siriano, per garantire l’autonomia e la supremazia del suo gruppo, annuncerà la nascita di un altro gruppo: Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), l’organizzazione autonoma che abbandona l’idea del jihadismo globale e si dà come obiettivo nazionale il rovesciamento del regime siriano.

L’appoggio dell’Occidente –  A partire dall’estate del 2016 le alleanze politiche iniziano a vacillare fino a mutare del tutto. La Turchia abbandona il suo sostegno alla causa anti-Assad e Jolani, temendo di perdere il potere ormai acquisito nella città di Idlib, comprende subito la necessità di rivoluzionare per l’ennesima volta la natura della sua organizzazione.
L’obiettivo del leader è diventare un partner necessario per Ankara. Tra il 2017 e il 2019 HTS diventa quindi una forza antiterrorista, la suprema autorità armata della regione, sconfiggendo diversi gruppi ribelli ostili. Le campagne antiterrorismo portate avanti dal gruppo, ufficiosamente appoggiate dalla Turchia e in apparenza tollerata anche dagli Stati Uniti, vedono HTS impegnata contro i muhajireen, i miliziani jihadisti stranieri.