I pullman e le ambulanze si sono messi in moto. I civili stanno lasciando le loro case. La mattina del 15 dicembre è cominciata l’operazione che porterà circa 200mila siriani fuori dalla zona est di Aleppo dove si trovano gli ultimi quartieri in mano alle forze ribelli. Una volta finito questo esodo tutta la città sarà controllata da Bashar Al Assad. L’operazione è partita in clima teso. Secondo l’agenzia turca Anadolu un convoglio è stato costretto a tornare indietro per colpa di un attacco da parte di milizie filo iraniane. Cinque mila miliziani ribelli con le loro famiglie stanno attraversando il corridoio umanitario preparato dalla Russia. Lasceranno una città ferita, che porta tutti i segni di un conflitto iniziato cinque anni fa.

La città al centro del conflitto Prima della ribellione Aleppo era il cuore economico della Siria. Una città da 1 milione e 900mila abitanti, più popolosa perfino della capitale Damasco. Qui l’impronta della storia è ancora evidente tanto che nel 1986 l’Unesco l’aveva promossa a patrimonio dell’umanità. Quando nel 2011 è cominciata la ribellione siriana Aleppo è diventata il principale terreno di scontro fra le forze di Assad e i ribelli che cercano di scardinare il suo potere. Le case dei civili sono diventate guarnigioni e i loro muri hanno cominciato ad essere segnati dalle bombe e dai proiettili. La zona est era un feudo dei ribelli. L’annuncio del suo sgombero consegna definitivamente la città al controllo di Assad.

People walk at a damaged area one day after a ceasefire was announced, at al-Mashhad neighborhood in the rebel-held part of Aleppo, Syria, 14 December 2016. Syrian Observatory for Human Rights said fighting erupted around the final rebel-held area of Aleppo on 14 December as the scheduled ceasefire and mass evacuation of opposition fighters from the area stalled. ANSA/STRINGER

Una protesta che è diventata un ginepraio Quella che sembrava una rivoluzione nata sull’onda della Primavera Araba è diventato uno dei conflitti più lunghi e complessi degli ultimi anni. Qui gli interessi di gruppi locali si mescolano con obiettivi di potenze internazionali, creando alleanze inedite e difficili da decifrare. In questa mappa realizzata e costantemente aggiornata dagli utenti di Wikipedia si può leggere come la Siria sia contesa ora tra quattro fazioni

syrian_civil_war_map-svg

In rosso sono segnati i territori sotto il controllo delle forze governative e in verde quelle dell’opposizione. Il giallo e il nero invece sono segnate le zone occupate da altre due forze che si sono inserite in questo conflitto. Il giallo è il colore attribuito al Rojava, la terra che i curdi stanno cercando di trasformare nella loro casa. In nero invece ci sono gli ultimi territori in mano a Isis.

Le alleanze in campo. Anche le potenze straniere stanno influenzando questo conflitto. Ad appoggiare i ribelli ci sono le potenze occidentali della Nato e gli Stati del Medio Oriente di ispirazione sunnita. Nella stessa coalizione quindi ci sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Qatar, Arabia Saudita e Turchia. Il sostegno di Assad è garantito invece da Russia, Iran, Corea del Nord, Venezuela e Iraq. L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti potrebbe però mescolare le carte in tavola. Prima di entrare alla Casa Bianca il tycoon aveva sempre dichiarato che in Siria per arrivare a una tregua era necessario trovare un accordo con il Cremlino. Il 27 dicembre ci sarà un summit a Mosca fra i ministri degli esteri di Turchia, Russia e Iran per cercare arrivare alla pace in Siria con una soluzione comune.

Condanne e preghiere per la città sotto assedio. L’evacuazione di Aleppo ha generato reazioni in tutto il mondo. L’arcivescovo di Aleppo Butros Marayati ha scritto un lettera al’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi: «Non ci rimane che pregare perché crediamo che la pace è possibile come ha detto l’angelo a Maria: non c’è niente di impossibile per il Signore. C’è grande preoccupazione per gli anziani e una attenzione speciale verso i bambini per aiutarli a vivere il mistero di Natale».

epaselect epa05675862 A candlelight vigil for the victims of the fighting in Aleppo is held in Dam Square in Amsterdam, The Netherlands, 14 December 2016. EPA/Evert Elzinga

Manifestazione di solidarietà per Aleppo in Olanda, 14 dicembre.

Il premier britannico Theresa May ha invece condannato duramente le responsabilità della Russia: «L’Ue deve condannare in modo robusto quello che sta succedendo in Siria dove il presidente Assad e i suoi sostenitori in Russia e Iran portano la responsabilità della tragedia che sta avvenendo ad Aleppo». Anche Federica Mogherini, alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è intervenuta «Con il ministro degli Esteri iraniano Zarif stiamo mettendo tutta la pressione possibile su tutti gli attori regionali e non solo regionali per cercare di proteggere i civili in questo momento ad Aleppo. E non solo ad Aleppo, perché ci sono altre città sotto assedio». La sera del 15 dicembre la facciata di Montecitorio rimarrà spenta, come simbolo di solidarietà verso il popolo siriano.