Che Guevara dei Sikh, Rasputin col Turbante, presidente del Khalistan: sono questi alcuni dei soprannomi del leader separatista sikh Amritpal Singh Sandhu, a capo del movimento Waris Punjab De, “Gli Eredi del Punjab”. Da una settimana, il trentenne è obiettivo di una maxi caccia all’uomo che coinvolge oltre 80mila agenti di polizia in tutto lo stato del Punjab, nel nord-ovest dell’India. La sua latitanza è iniziata il 18 marzo dopo la formalizzazione delle accuse di tentato omicidio, ostruzione delle forze dell’ordine e sedizione: Singh è ritenuto un ideologo di spicco all’interno del movimento dissidente sikh, che lotta per la creazione di uno stato sovrano indipendente chiamato Khalistan (nome del Punjab per i rivoltosi).
#Exclusive– The Great Escape of #Amritpal Singh, from a Mercedes to a Motorcycle, 5 CCTV Camera videos that capture how he changed 5 cars, changed his clothes & clambered onto a bike. For more ground reports watch @themojostory https://t.co/CKPRE0a8ni pic.twitter.com/EQJMwkaur8
— barkha dutt (@BDUTT) March 22, 2023
Chi è – Il predicatore e leader del movimento secessionista per il Khalistan è nato e cresciuto a Jallupur Khera, nella provincia di Amritsar del Punjab, al confine col Pakistan. Laureatosi in Ingegneria meccanica, Singh si è trasferito a Dubai nel 2012 per lavorare nella Sandhu cargo transport, società di trasporti di famiglia con sede a Dubai (tutte le informazioni sono presenti sul suo profilo LinkedIn).
Proveniente da una famiglia sikh molto religiosa, è tornato in India nel 2022 per prendere le redini di Waris Punjab De dopo la morte del leader Deep Sindhu, attore e attivista fondatore del movimento. Sindhu aveva guidato un gruppo di contadini nell’assalto al Forte Rosso a Delhi del 2021, il giorno della Festa della Repubblica indiana (26 gennaio).
Una volta tornato in Punjab, Singh ha cominciato a cambiare aspetto facendosi crescere la barba e indossando gli abiti tradizionali e il tipico turbante sikh.
Singh si vede come l’erede di Jarnail Singh Bhindranwale, figura di spicco del movimento per la fondazione del Khalistan, ucciso dall’esercito indiano nel 1984 dopo aver preso d’assalto il Tempio d’Oro di Amritsar, il santuario più sacro del Sikhismo. Il suo sostegno alla causa secessionista e i numerosi tentativi di incitazione alla sommossa hanno spinto il governo indiano a sospendere dapprima il suo account Twitter, e poi a emanare un ordine d’arresto.
Punjab senza Internet – Mentre la caccia all’uomo prosegue senza sosta, il 20 e 21 marzo quasi 30 milioni di abitanti dello Stato cuore della comunità sikh sono rimasti senza internet. Come riferito da un tweet della Punjab Police, il governo ha bloccato la rete e il traffico dati per fermare la diffusione di notizie false e bloccare le comunicazioni del fuggiasco Amritpal Singh Sandhu. La chiusura ha causato enormi disagi a tutte le attività della regione, paralizzando aziende, università e sistemi di pagamento digitale.
Un’ estensione del blocco digitale è stata attuata dopo che alcuni appartenenti alla comunità sikh all’estero hanno danneggiato i consolati indiani a San Francisco e a Londra. In India i sikh sono circa 20 milioni, 16 dei quali vivono in Punjab. A causa dei difficili rapporti che storicamente intercorrono tra governo indiano e la comunità, quasi il 25% dei sikh vive all’estero.
Una storia antica – Le origini del moderno movimento coordinato da Amritpal Singh Sandhu per la creazione del Khalistan affondano le radici nel periodo della guerra di indipendenza indiana dalla Gran Bretagna. Nel 1947, al momento della partenza britannica, alcuni sikh chiesero l’istituzione di una nazione nello stato del Punjab per i seguaci della fede Sikhista. I sanguinosi conflitti religiosi interni avevano spinto i gruppi musulmani nel neonato Pakistan, mentre indù e sikh si erano trasferiti in alcune aree della nuova India. L’insediamento dei sikh in Punjab culminò con una serie di rivendicazioni che portarono alla nascita del movimento di indipendenza del Khalistan.
Le tensioni tra governo e comunità sikh culminarono nell’ assalto al Tempio d’oro nel 1984, che il governo di Indira Ghandi ordinò all’esercito indiano per catturare dei ricercati: ne scaturì una battaglia molto cruenta, in cui morirono quasi 600 persone, e moti insurrezionali successivi che causarono quasi 20.000 morti in un decennio.
Attualmente, il movimento capitanato da Singh è considerato fuorilegge e molte delle realtà ad esso vicino sono considerate organizzazioni terroristiche dall’ India’s Unlawful Activities (Prevention) Act.