L’onda nera lambisce anche la Spagna. Le elezioni regionali di domenica 2 dicembre in Andalusia segnano una svolta storica nella politica iberica: crollano i socialisti del primo ministro Pedro Sanchez (-7,5%), mentre ottiene un successo quasi insperato il partito sovranista “Vox” che ottiene l’11% dei voti (12 seggi). Per la prima volta dalla caduta della dittatura franchista, un movimento di estrema destra entra in un Parlamento regionale spagnolo.

Duro colpo per Sanchez – Dopo 36 anni ininterrotti di governo socialista, in Andalusia il centrosinistra perde la maggioranza: le uniche possibilità per la formazione dell’esecutivo sono un governo di centro-destra o un fronte repubblicano Psoe-Ciudadanos in funzione anti sovranista. Le elezioni per il Parlamento regionale andaluso, però, rischiano di provocare anche la prima crisi del governo Sanchez: quello di domenica era il primo vero test elettorale per l’esecutivo socialista ed è fallito. «Chiediamo al primo ministro di indire immediatamente elezioni anticipate», ha commentato dopo lo spoglio il leader di Ciudadanos, Albert Rivera.

I risultati – I sei milioni di andalusi chiamati alle urne hanno mandato un segnale preciso ai socialisti che governavano la Regione dal 1982: il PSOE di Susana Diaz rimane il partito più votato con il 28% ma ottiene il peggior risultato della storia andalusa passando da 47 a 33 seggi (-7,5% rispetto al 2015). Dall’altra parte irrompe “Vox”, partito sovranista spagnolo nato nel 2013 che aveva impostato tutta la campagna elettorale sulla retorica anti-immigrazione. Secondo i dati di El Mundo, il partito guidato da Santiago Abascal ha ottenuto l’11% dei consensi con 12 deputati incassando i risultati più significativi nella roccaforte di Almeria e nelle quattro province del sud. A livello regionale cala anche il Partito Popolare che fa segnare il secondo peggior risultato della storia andalusa con il 20,8%, mentre rimane stabile al 16,2% Adelante Andalucia, la coalizione nata quest’anno tra Podemos, Izquierda Unida e altri movimenti regionali. Il vero ago della bilancia per la formazione della maggioranza però sarà Ciudadanos, la formazione centrista che in soli quattro anni è passata da 9 a 21 parlamentari. Senza i suoi voti non potrà formarsi un governo.

 

Gli scenari – Il parlamento andaluso è formato da 109 seggi e ne servono 55 per formare una maggioranza. Ora gli scenari più probabili per la formazione del governo regionale sono due: un “fronte repubblicano”, in funzione anti-Vox, PSOE-Ciudadanos-AA che riuscirebbe a comporre una larga maggioranza con 71 seggi, oppure un governo conservatore spostato a destra PP-Ciudadanos-Vox (59 seggi). Tra le due, l’ipotesi più probabile sembra la seconda visto che le elezioni di domenica sono state convocate proprio dopo la rottura nella maggioranza tra i socialisti di Diaz e Ciudadanos. «Il governo dell’Andalusia adesso è nelle nostre mani», ha esultato in serata il leader di Vox, Abascal.

Cos’è Vox – Vox è stato fondato nel 2013 dal professore di Sociologia Santiago Abascal e da alcuni fuoriusciti dal Partito Popolare. Il suo esordio elettorale risale alle europee del 2014, quando il partito raccolse l’1,22%. Poi, alle municipali del 2015, l’elezione di 22 consiglieri e due sindaci nei piccoli comuni di Cardenuela Riopico (Burgos) e Barruelo del Valle (Valladolid). Il consenso di Vox è cresciuto esponenzialmente negli ultimi mesi dopo gli attentati terroristici di Barcellona del 2017 e in seguito alle politiche di accoglienza dei migranti portate avanti dal governo socialista di Sanchez. Sono tre i cardini del programma elettorale di Vox: espellere i migranti irregolari, eliminare le comunità autonome e abolire le leggi sul diritto all’aborto.