Cristina Fernández vedova Kirchner, guida l'Argentina dal dicembre 2007, quando è succeduta al marito Nestor. A ottobre scadrà il suo secondo mandato e non potrà ripresentarsi.

Cristina Fernández vedova Kirchner, guida l’Argentina dal dicembre 2007. A ottobre scadrà il suo secondo mandato e non potrà ripresentarsi.

“Cosa porta una persona alla terribile decisione di togliersi la vita?”. Cristina Fernández-Kirchner prende carta e penna e si difende dai sospetti sulla morte del suo grande accusatore, il pm Natalio Alberto Nisman. La Presidenta non solo  avalla l’ipotesi del suicidio, ma in una lunga lettera va anche al contrattacco e solleva dubbi sulla regolarità dell’inchiesta del procuratore.

Nisman, 52 anni, trovato senza vita domenica sera nel suo appartamento di Buenos Aires, proprio lunedì mattina avrebbe dovuto presentare al Congresso, riunito a porte chiuse, le sue accuse a carico dell’inquilina della Casa Rosada. “Una storia troppo lunga e soprattutto molto sordida”, a detta della presidente Kirchner. Una storia, “segnata dalla confusione e – scrive la Presidenta – dalla continua scomparsa e apparizione di prove”.

Il procuratore accusava la Fernández di accordi sotto banco con l’Iran. Tutto parte undici anni fa, quando Néstor Kirchner, marito e predecessore dell’attuale presidente, affida a Nisman le indagini sull’attentato all’Aima, il centro ebraico di Buenos Aires, che nel 1994 costò la vita a 85 persone. Indagini che portarono alla richiesta di estradizione nel 2006 per cinque cittadini iraniani, compreso l’ex Presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, accusati di essere i mandanti della strage. Secondo Nisman, però, la vedova Kirchner e il suo ministro degli Esteri, Héctor Timerman, avrebbero recentemente raggiunto un accordo segreto con Teheran, assicurando l’immunità dei colpevoli in cambio di agevolazioni nella fornitura di petrolio.

“Alcuni titoli degli ultimi giorni svelano intrecci inquietanti e anche il ritorno anticipato di Nisman dalle ferie è sospetto”. Fernández-Kirchner si scaglia soprattutto contro  il quotidiano El Clarínlo stesso a cui il procuratore aveva affidato quelle sue riflessioni che oggi assumono un altro peso: “da questo storia, potrei uscire morto”.

E verità sulla scomparsa improvvisa del grande accusatore della Presidenta chiedono centinaia di persone, scese in piazza a Buenos Aires. Una manifestazione, organizzata grazie al tam tam sui social network, a Plaza de Mayo, luogo simbolo della protesta delle madri dei desaparecidos.

A nove mesi dalle presidenziali, di sicuro il caso-Nisman influenzerà una campagna elettorale già esasperata dalla crisi economica. Tra i candidati, non ci sarà però l’attuale presidente, alla quale la Costituzione vieta di ripresentarsi per un terzo mandato. Resta da vedere chi, dopo dodici anni di egemonia “familiare”, riuscirà a raccogliere l’eredità del “kirchnerismo”, che rischia di essere travolto dalle ombre intorno al giallo della morte del procuratore.

Emiliano Mariotti