Come in tanti aspetti della società, anche il calcio fa politica in Sud America. L’ultimo atto di questo legame sanguigno è andato in scena in Argentina, dove Jorge Amor Ameal è stato eletto nuovo presidente del Boca Juniors, una delle squadre più importanti e vincenti del Continente. Dopo una campagna piuttosto serrata, tra i corridoi dello stadio Bombonera, convertito a seggio per l’occasione, Ameale ha ottenuto il 52,8 per cento delle preferenze ottenute (19.982 voti), una delle vittorie più schiaccianti nella storia del Club fondato nel 1905 da emigrati italiani. L’imprenditore originario di Berazategui sarà aiutato dal vice Mario Pergolini e guiderà la presidenza dei Xeneizes, i “genovesi”, fino al 2023, dopo aver staccato di ben 20 punti la fazione dell’uscente Christian Gribaudo, vicina all’ex-presidente argentino Mauricio Macrì, a sua volta numero uno del club dal 1995 al 2007, quando iniziarono i suoi primi problemi con la giustizia.

La tornata – Le settimane precedenti al voto sono state contraddistinte da diverbi tra fazioni e leggende del club. Le influenze del mondo politico del Paese nella presidenza del club hanno pesato sulle elezioni, con la linea filo-Macrì dell’ormai ex-presidente Gribaudo che aveva il favore delle previsioni. Questo fino a quando ex-stelle come Diego Armando Maradona e Juan Roman Riquelme hanno contribuito a polarizzare e a muovere ulteriormente gli equilibri. Il Pibe de Oro, che nel 1981/82 si è lanciato dal Boca in Europa diventando la leggenda delle imprese del Napoli, aveva dato il proprio sostegno alla parte conservatrice guidata da Gribaudo e dal suo vice Juan Carlos Crespi. Dall’altra, El Dies Riquelme aveva appoggiato pubblicamente Ameal. Riquelme ha giocato nel Boca dal 1996 al 2002 e dal 2007 al 2014, dopo il ritorno dalla Spagna in cui ha giocato per Barcellona e Villareal, ed è stato uno dei più importanti giocatori di sempre oltre che idolo dei tifosi giallo-blu tanto quanto Maradona.

Maradona sollevato dai tifosi (Fonte: Wikipedia)

Le tensioni – Tifosi degli stessi colori, ma fino a un certo punto. Divieto di manifestare davanti alle urne o di presentarsi ai seggi con le maglie dei propri idoli. Durante le votazioni si sono registrati tanti casi di tensione. Un paio di volte sono state anche sospese le operazioni per errori al sistema di votazione, e Ameal e Gribaudo, che si sono incontrati al seggio, hanno avuto un faccia a faccia acceso. Lo stesso Ameal ha rischiato di non essere più in corsa per le accuse ricevute dai suoi oppositori rispetto alle modalità di candidatura. Ma è il diverbio tra Riquelme e Maradona a rendere l’idea della battaglia elettorale. Diego ha commentato l’ascesa del connazionale come quella avuta da Daniel Passerella, ex-stella del River Plate, che proprio da presidente assistette alla retrocessione nel 2013. Riquelme è stato uno degli ultimi giocatori a vincere trofei di spessore per il Boca (l’ultima Copa Libertadores del club, la “Coppa Campioni del Sud America”, l’ha alzata proprio lui nel 2007). A dispetto di un palmarès dorato, nelle ultime stagioni la squadra non ha ottenuto grandi successi ed è stata addirittura battuta l’anno scorso in finale di Copa Libertadores dai rivali acerrimi del River Plate, che li ha eliminati in semifinale anche dall’edizione di quest’anno. Le elezioni per scegliere i vertici del club coinvolgono 80mila persone, inclusi ex-calciatori e gli impiegati del club, e tutti sono stanchi di veder faticare i propri beniamini: Riquelme rappresenta il passato vincente del club, una promessa. Una notevole percentuale dei voti ottenuti da Ameal è arrivata dalle donne e dai giovani tifosi giunti alla loro prima elezione, attirati proprio da una prospettiva. L’aria nuova e il peso di ex-volti come Riquelme, per il quale si prevede anche un ruolo manageriale, hanno fatto il resto.

La situazione argentina – L’anno scorso la finale di Copa Libertadores tra Boca Juniors e River Plate aveva concentrato su di sé le attenzioni dell’universo politico argentino e dell’opinione pubblica di un Paese. Tutta l’Argentina era sotto tensione per gli scontri tra tifoserie e polizia che infuocavano la città di Buenos Aires, a tal punto che la partita di ritorno fu giocata a Madrid. Ma il calcio in quel contesto c’entrava ben poco: al netto degli interessi che muovevano soldi e le ingerenze dei caudillos nei reparti di polizia, si stava assistendo a uno scontro interno alle istituzioni con una popolazione che contestava il governo dell’allora presidente Mauricio Macrì. Perse le elezioni, Macrì sta fronteggiando le diverse vicende giudiziarie che coinvolgerebbero lui e la sua famiglia per reati di corruzione e illeciti finanziari. In questo senso, la strada tracciata da Ameal, Pergolini e Riquelme non è solo un progetto calcistico, ma un distacco ideologico rispetto all’operato politico portato avanti dall’area centro-liberista controllata da Macrì, che non ha risolto la ciclica crisi del sistema monetario argentino e ha contribuito a provocare una crisi simile a quella del 1998-2002, facendo piombare in Argentina gli spettri del passato.