Javier Milei, il nuovo presidente dell’Argentina, non perde tempo. In tre giorni (il dieci dicembre si è insediato alla Casa Rosada) ha già cancellato nove ministeri su 18 e svalutato il peso, la valuta nazionale, del 50% rispetto al dollaro: si passa da un tasso di cambio di 400 pesos per un dollaro a 800 pesos. Prima ancora, a poche ore dall’insediamento, aveva modificato una norma sul nepotismo per nominare segretaria generale della Presidenza la sua inseparabile sorella Karina,. Positive le reazioni ai primi provvedimenti da parte della Borsa argentina e dal Fondo Monetario Internazionale.

«Non ci sono soldi» – Per dimezzare i ministeri il neo leader è partito dai dicasteri “sociali”: via Istruzione, Salute, Cultura, Ambiente. Il ministro dell’economia Luis Caputo ripete lo slogan di Milei: «Non ci sono soldi, sarà necessario uno choc». Così è arrivata anche la decisione di dimezzare il valore della moneta nazionale rispetto al dollaro «affinché il settore produttivo abbia un incentivo adeguato per aumentare la produzione». Il governo ha anche annunciato l’abolizione del sistema di autorizzazione delle importazioni. Sarà sostituito da uno aperto basato su dati statistici. «Tutti potranno importare», ha confermato Caputo.
In arrivo anche privatizzazioni, sospensioni di lavori pubblici, cancellazioni di trasferimenti alle province e riduzione dei sussidi. Un taglio generale alla spesa pubblica, escluso l’aumento del 100% sull’assegno universale sui figli e del 50% sulla tessera alimentare. Il rischio è spostare il deficit a un altro livello della pubblica amministrazione, fa notare un’economista a Bloomberg: se le province non taglieranno le spese, a poco serviranno i tagli ai finanziamenti.

Banca centrale e FMI – La Banca centrale argentina (Bcra) ha annunciato che manterrà lo sconto sui titoli di stato, che hanno un rendimento del 133%. L’obiettivo è l’aumento di liquidità nelle riserve, che si raggiungerà anche, annuncia il governo, con la richiesta di un finanziamento esterno. Un finanziamento che potrebbe arrivare dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), con il quale l’Argentina ha una travagliata relazione. Milei chiederà una deroga al debito di 12 miliardi contratto nei confronti del FMI con l’Extended Fund Facility. «Queste coraggiose azioni iniziali mirano a migliorare significativamente le finanze pubbliche in modo da proteggere i più vulnerabili della società e rafforzare il regime dei cambi», ha dichiarato Julie Kozack, direttrice della comunicazioni del Fmi. Sembra però che saranno le classi meno abbienti a dover fare sacrifici.
Su altre misure annunciate in campagna elettorale per ora è calato il silenzio: l’abolizione della Banca Centrale, la dollarizzazione dell’economia o la chiusura ai rapporti con la Cina «Paese comunista» sembrano non essere più una priorità. Le drastiche misure di Milei comunque per ora piacciono ai mercati: la Borsa di Buenos Aires ha quasi raddoppiato il suo valore.