«Vendita di armi a Israele 2023: Sospese dopo il 7 ottobre, prima erano state approvate 21 licenze per 9,9 milioni […] Quasi tutte parti per sistemi di comunicazione». Il 15 novembre 2023, il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva risposto così alle affermazioni mosse da alcuni parlamentari sulla mancata sospensione dell’export di munizioni e materiale bellico al governo di Tel Aviv, in un momento di alta intensità nelle operazioni militari delle Forze di difesa Israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza.

Dichiarazioni già smentite dall’ inchiesta del direttore di Altraeconomia Duccio Facchini, sulla base dei dati forniti dall’Istituto italiano di Statistica (Istat) lo scorso 12 marzo: nell’ultimo trimestre del 2023, infatti, l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore pari a 2,1 milioni di euro. Solo a dicembre, il commercio di strumentazioni militari con Tel Aviv avrebbe portato a introiti pari a 1,3 milioni, il picco degli ultimi tre mesi (i fatturati di ottobre e novembre ammontavano a 233.025 e 584.511 euro).

Il ministro degli Esteri Tajani (Ansa)

Il no comment – «Ci troviamo di fronte a un’evidenza che smentisce il governo Meloni e le sue rassicurazioni pubbliche circa un blocco totale operato nei confronti delle esportazioni di armi e munizioni verso Tel Aviv», spiega Duccio Facchini a La Sestina, «Siamo di fronte a numeri che rendono ancora più assordante il silenzio opposto alle nostre istanze di accesso civico da parte dell’Autorità nazionale Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), in seno al ministero degli Esteri, lo stesso che parla di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza». Come giustificazione al no comment, l’Uama avrebbe parlato di informazioni militari sensibili e di rischio di potenziali ripercussioni sui rapporti diplomatici con lo Stato ebraico. «Il Ministero degli Esteri ha poi tentato di spiegare al Fatto Quotidiano (che oggi ha ripreso l’inchiesta di Altraeconomia) che “ogni nuova licenza di esportazione è stata bloccata”, e che i numeri dell’Istat potrebbero riferirsi “a residui di licenze o contratti precedentemente in essere e comunque non ad armi sensibili utilizzabili da Israele a Gaza”», continua Facchini, «È chiaro che le dichiarazioni di entrambi siano false, e questo è davvero gravissimo. Mentire all’opinione pubblica, a maggior ragione su una questione così delicata, è veramente intollerabile».

I documenti – A parlare dell’interruzione delle forniture dall’inizio dell’invasione delle Idf a Gaza era stato proprio il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in risposta alla richiesta della segretaria del Pd Elly Schlein di sospendere l’export verso Tel Aviv. «Quella di Schlein è un’affermazione basata su una cosa che non esiste. Dal 7 di ottobre abbiamo deciso di non inviare più armi a Israele. È una decisione presa, l’abbiamo detto in Parlamento» aveva spiegato Tajani.
I dati di Istat però parlano chiaro, specificando anche le tipologie di spesa avvenute a dicembre 2023: degli 1,3 milioni di euro (più del triplo dell’export del dicembre del 2022), 373.821 euro fanno riferimento ad “Armi, munizioni e loro parti ed accessori” non militari, e perciò non oscurate dall’Istat. Una cifra in cui sono però inclusi 280.641 euro di “Bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi i pallettoni, i pallini da caccia e le borre per cartucce”, utilizzati attualmente dall’esercito israeliano a Gaza e In West Bank.

L’aereo M-346 di Alenia Aermacchi (Leonardo Group)

Non solo munizioni – «Il restante milione esportato a fine anno dall’Italia verso Tel Aviv, ossia la differenza tra la cifra complessiva e i materiali “in chiaro”, ha riguardato proprio armi e munizioni ad uso militare”, sottolinea Facchini, che porta poi l’attenzione su un altro dato allarmante: i nuovi dati dell’Istat potrebbero includere anche possibili forniture per velivoli ad uso militare. «Secondo l’ analista esperto dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) Giorgio Beretta, nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi’, da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro da Varese». Provincia nella quale, spiega Facchini, ha sede l’azienda del gruppo Leonardo (di cui maggior azionista è lo Stato) Alenia Aermacchi, produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, «selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza».