«Non mi arrendo, mi affido alla mia nazione. Starò con la schiena diritta, continuerò a combattere contro quella persona che usa questo processo come uno strumento». Si sistema la cravatta, guarda dritto in camera e con voce emozionata denuncia in un video quello che sta accadendo. È Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul che è stato arrestato con l’accusa di corruzione e favoreggiamento del terrorismo. Il primo cittadino è stato sorpreso da una decina di poliziotti nelle prime ore della mattina mentre si trovava in casa. Imamoglu è inoltre accusato di legami e presunti finanziamenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK): un pretesto che il governo turco ha usato in passato per mettere a tacere gli oppositori politici.
“Tentativo di golpe” – Imamoglu è un esponente di spicco del Partito popolare repubblicano (CHP) ed è il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Domenica 23 marzo si terranno le primarie del CHP per scegliere il candidato in vista delle elezioni presidenziali previste per il 2028 e Il primo cittadino è considerato il favorito. Le tempistiche dell’arresto non possono essere casuali, questo atto è visto come l’ennesimo tentativo di Erdogan di ostacolare la candidatura del sindaco di Istanbul. In aggiunta a questo elemento, lunedì l’università ha invalidato il diploma di laurea di Imamoglu (requisito necessario per candidarsi) facendo riferimento a imprecisate irregolarità. Il segretario del CHP, Özgür Özel, ha definito l’arresto di Imamoglu un «golpe contro il nostro prossimo presidente».
Potreste e reazioni – L’azione del governo non si è indirizzata solo verso il sindaco. Oltre a lui sono state arrestate più di cento persone tra politici, giornalisti, uomini d’affari e attivisti. Il popolo turco non è stato a guardare e in migliaia sono scesi in piazza a protestare chiedendo le dimissioni del governo. Le manifestazioni si sono tenute fuori dalle principali università, difronte al municipio e in alcune stazioni della metropolitana di Istanbul. La polizia ha bloccato l’accesso al dipartimento di sicurezza di Vatan, dove Imamoglu è detenuto. Ci sono stati scontri con le forze di sicurezza, ma la repressione non si è limitata a questo. Secondo l’osservatorio Internet Netblocks la Turchia ha limitato l’accesso a Internet e a diverse piattaforme social, tra cui X, Tik Tok e Instagram. La Borsa di Istanbul ha reagito malissimo all’arresto del sindaco: l’indice Bist ha registrato un -8,7% a 9.860 punti. La lira turca è crollata toccando nuovi picchi negativi.
Chi è Imamoglu – Nato a Trebisonda nel 1970, Imamoglu ha lavorato nell’impresa edile della famiglia per poi iniziare la gavetta nelle fila del CHP. Nel 2014 è diventato sindaco di Beylikduzu e ha iniziato a farsi conoscere allargando il consenso. Imamoglu è l’uomo che ha cambiato colore a Istanbul, che nei 25 anni precedenti alla sua elezione è sempre stata guidata dai conservatori, fra cui Erdogan stesso, sindaco fra il 1994 e il 1998. Per essere eletto nel 2019 ha dovuto vincere due volte. Erdogan non voleva accettare la sconfitta e ha fatto pressioni per annullare il voto a causa di presunte irregolarità. Uno sforzo vano: la nuova tornata elettorale ha ribadito la vittoria di Imamoglu e il presidente turco ha dovuto incassare. Durante il suo mandato si è distinto per diverse riforme in ambito urbano, come l’ampliamento delle reti ferroviarie, e rivolte alla sostenibilità ambientale, come la creazione di nuovi parchi pubblici e l’adozione di misure per la riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti. Nel 2024 è stato eletto per un secondo mandato. Il tentativo di ostacolare la corsa del sindaco attraverso i procedimenti giudiziari non è nuova. Già nel 2022 il primo cittadino è stato condannato in primo grado a due anni di carcere per insulti rivolti ai membri del Supremo Consiglio Elettorale. Imamoglu ha fatto ricorso, ma se la sentenza venisse confermata in appello non potrebbe candidarsi alle presidenziali. La Turchia resta appesa a un filo.