Foto Ansa

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Lo avevano identificato a inizio gennaio, lo hanno arrestato lunedì sera e ha confessato martedì mattina. Abdulgadir Masharipov, 33enne uzbeko, è stato fermato perché ritenuto colpevole dell’attacco terroristico alla discoteca Reina di Istanbul del 31 dicembre. Nella strage rivendicata dall’Isis morirono 39 persone, 65 i feriti. Martedì 17 gennaio il killer ha ammesso le sue responsabilità davanti agli investigatori: la conferma è arrivata in una conferenza stampa tenuta dal prefetto della città, Vasip Sahin, e dal capo della Polizia, Mustafa Caliskan. “Lo avevamo detto, in questo Paese nessuno la farà franca, tutti saranno chiamati a rispondere secondo lo stato di diritto”, si è congratulato il presidente Recep Erdogan.

Il blitz – Masharipov, nato nel 1983 e conosciuto con il nome in codice di Abu Mohammed Khorasani, è stato catturato durante un’operazione dell’antiterrorismo turco nella serata del 16 gennaio. A riferirlo per prima è stata la Cnn, poi lo ha ribadito il primo ministro Binali Yildirim. La polizia ha rilasciato una sua foto con il volto ferito e macchie di sangue sulla maglietta. Secondo l’emittente televisiva Ntv l’attentatore si sarebbe nascosto tre giorni fa nella casa in cui è stato trovato, nel quartiere di Esenyurt, periferia europea di Istanbul. Le sue impronte digitali coincidono con quelle del killer di Capodanno. “È stato addestrato in Afghanistan e parla quattro lingue – le parole di Sahin riportate dalla Bbc -. È un terrorista ben allenato, è chiaro che ha agito per conto di Daesh”. Nell’abitazione sono stati trovati anche 197 mila euro, armi, pistole, un drone e alcune sim telefoniche. Arrestati con lui un cittadino iracheno e tre donne, non il figlio di quattro anni come inizialmente scritto dai media turchi.

Il prefetto di Istanbul Vasip Sahin e il capo della Polizia Mustafa Caliskan durante la conferenza stampa (foto Ansa)

Il prefetto di Istanbul Vasip Sahin (a sinistra) e il capo della Polizia Mustafa Caliskan durante la conferenza stampa (foto Ansa)

Ricerche ed errori – Prima di arrivare a Masharipov, però, la polizia ha fatto più di un buco nell’acqua. Il giorno dopo la strage era stata diffusa la foto di un uomo sui 30 anni con i capelli neri e la barba scura, ma lui stesso aveva smentito su Twitter dopo aver chiarito l’errore in un interrogatorio con le autorità. Poi è stata la volta della pista uigura, minoranza islamica del nord-ovest della Cina, anche questa rivelatasi senza sbocchi. Quindi ecco un 28enne del Kirghizistan, Ihake Masharpov: ma era solo un sosia del sospettato e con un  cognome quasi uguale. All’uzbeko che il 31 dicembre ha sparato centinaia di colpi con il kalashnikov riuscendo a ricaricare l’arma sette volte e a perdersi nella folla dopo un cambio di vestiti si è arrivati invece con più discrezione, dopo oltre due settimane di caccia che hanno coinvolto 2000 agenti e 7200 ore di registrazione delle varie telecamere di sorveglianza installate a Istanbul.