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Obama e Putin discutono su una strategia comune nella lotta al terrorismo al G20 in Turchia

Un nemico da combattere ma molta indecisione su come farlo. La coalizione internazionale stenta già a formarsi. «La Russia e l’Iran devono decidere se vogliono sostenere il presidente siriano Bashar al-Assad o salvare lo Stato siriano cercando un governo legittimo», ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama al Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec) in corso a Manila. La questione della Siria sembra il maggiore ostacolo. Secondo la Casa Bianca Assad «non può riacquistare legittimità»: non ci sarà soluzione alla guerra civile senza che il presidente siriano lasci il potere. Al G20 di Antalya, in Turchia, è stato proprio su questo che è mancato l’accordo. Ma Obama e Putin si sono detti concordi su un punto: la soluzione alla crisi siriana è condizione necessaria alla lotta contro l’Isis.

«Se i siriani vorranno elezioni presidenziali, non ci sarà nessuna linea rossa ad impedirlo. Ma non sarà una mia decisione, dovrà esserci il consenso tra i siriani». Così Bashar al-Assad ha avvertito tutti nell’intervista rilasciata al Tg1 il 18 novembre. Senza risparmiare una stoccata a chi lo accusa di aver favorito lo Stato islamico per dividere l’opposizione interna: «L’Isis è iniziato in Iraq. Al-Baghdadi è stato rilasciato dagli americani stessi. Quindi l’ISIS non è nato in Siria, ma in Iraq».

Una maggiore apertura del presidente americano si è vista proprio agli incontri dell’Apec nelle Filippine. Nonostante le divergenze sul ruolo di Assad, Obama ha definito Putin «un partner costruttivo per cercare di realizzare un transizione politica» in Siria. Se Obama mette i partner internazionali di fronte a un bivio, il presidente francese Francois Hollande si tiene aperte tutte le strade dopo l’appello di Versailles per una coalizione internazionale anti-Isis. Incontrerà il presidente americano il 24 novembre a Washington, e vedrà Vladimir Putin due giorni dopo a Mosca. Intanto la campagna contro l’Isis sta vivendo un aumento di intensità con il raddoppio dei bombardamenti russi in Siria e i nuovi raid francesi nei giorni immediatamente successivi agli attacchi terroristici di Parigi.

Obama pone condizioni, l’Europa è prudente e la Russia mostra i muscoli. È proprio il Paese guidato da Putin il più determinato nei bombardamenti sulle posizioni del Califfato. La risposta più concreta all’appello di Hollande è arrivata da Putin, sia a parole che con i fatti. L’Unione Europea per ora ha sancito solo formalmente il sostegno alla Francia, e saranno necessari accordi bilaterali per definire l’assistenza al Paese guidato da Hollande.

Matteo Furcas