Almeno sei morti e decine di feriti. É il primo bilancio dell’attentato alla parata militare delle forze governative nella base aerea di Al Anad, nel sud dello Yemen. L’attacco, sferrato con un drone, è stato rivendicato dalla fazione degli Houthi, i ribelli che combattono per il controllo del Paese, a soli 23 giorni dalla firma a Stoccolma del cessate il fuoco tra le parti.

Il conflitto – La guerra in Yemen è iniziata ufficialmente il 25 Ottobre del 2015, con gli scontri militari tra i sostenitori del governo yemenita, appoggiato dai sauditi, e gli Houthi, il gruppo ribelle sciita. Già dal 2011 però, durante le manifestazioni della primavera araba, i ribelli erano insorti contro il presidente Ali Abdullah Saleh, appoggiato dagli USA e dai Sauditi, costringendolo a dimettersi. Gli Houthi hanno continuato a rafforzarsi e radicalizzarsi anche sfruttando la debolezza del nuovo presidente, Abdel Rabbo Monsour Hadi, incapace di trovare un compromesso tra le forze. Gli Houthi, che sono stati accusati di avere legami con l’Iran, hanno iniziato a fare pressioni per la cacciata del Presidente Hadi e sono riusciti ad assediare la capitale Sana’a il 21 settembre del 2014, allontanando Hadi nella città di Aden. All’indomani dell’assedio, l’Onu ha proposto un accordo per porre fine al conflitto, creare un governo di unità nazionale e una nuova Costituzione, progetti che però non si sono mai realizzati. Il paese si è spaccato ancora il 22 gennaio 2015, quando anche il presidente Hadi è stato costretto dai ribelli a dimettersi. A marzo dello stesso anno, i sauditi hanno deciso di appoggiare le forze del presidente contro gli Houthi, temendo che il fronte sciita alleato di Teheran, rafforzasse troppo la sfera di influenza sul mondo musulmano sunnita. Oggi, il territorio controllato dalle milizie sciite di opposizione, confina con l’Arabia Saudita a nord e il Mar Rosso ad ovest e la loro leadership politica ha istaurato un Comitato Rivoluzionario e sciolto il parlamento del Governo centrale.

Le fazioni in campo –  Il conflitto ha acquisito risonanza internazionale, oltre che per le contrapposizioni regionali anche per quelle ideologiche: gli Houthi sono alleati dell’Iran e il loro motto dice «Allah è grande, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei e vittoria per l’islam», mentre il governo yemenita ha ricevuto negli anni il sostegno dell’Arabia Saudita , armata e sostenuta dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. La Casa Bianca, dopo l’uccisione del giornalista Turco Jamal Ahmad Kashoggi avvenuta il 2 ottobre 2018, ha dichiarato in Senato di voler interrompere gli aiuti alla coalizione saudita e ritirare le truppe non impegnate a combattere al Qaeda.

Il costo della guerra – I dati riguardanti le vittime del conflitto sono in continua aggiornamento: l’Unhcr ha dichiarato a dicembre che tra agosto e ottobre di quest’anno sono state uccise 1500 persone, 123 morti e feriti civili a settimana. 22 milioni di persone,il 75% della popolazione,sono bisognose di assistenza, e oltre 2,3 milioni di persone sono state costretta ad abbandonare le proprie case. Dall’inizio del conflitto, l’Onu ha stimato che 65.000 yemeniti siano stati uccisi o feriti e i danni alle strutture idriche e sanitarie hanno incrementato il pericolo di epidemie.