Il primo ministro australiano Malcom Turnball ha annunciato che è pronto un piano di risposta al disastro provocato dal ciclone Debbie, il più potente degli ultimi sei anni. Turnball ha aggiunto che l’Australian Defence Force prenderà parte alle operazioni di soccorso che continueranno anche dopo la fine della tempesta. La risposta del governo arriva poche ore dopo la prima conta dei danni. Nell’arcipelago del Whitsunday, il primo ad essere colpito intorno alle quattordici ora locale, i residenti parlano di alberi sradicati, case scoperchiati e blackout elettrici. L’entità dei danni non sorprende: il centro meteorologico della zona, prevedendo il ciclone, aveva parlato di una potenza di quattro su una scala di cinque con venti “distruttivi” fino ai 270 chilometri orari. Aiutate dal largo preavviso, le autorità locali sono corse ai ripari. Nello stato del Queensland, nel nord est, sono state chiuse le scuole mentre negli ospedali ci si prepara all’emergenza con 600 posti letti in più. Per i centri più a rischio, è stata anche predisposta l’evacuazione. Finora in 3500 hanno lasciato le case a Home Hill e Proserpine e altri 2000 nella città di Bowen. Per quanto riguarda l’isola di Mackay, sono circa 30.000 le persone che si stanno spostando sui rilievi per evitare le onde, alte fino a due metri. Barricati in hotel anche tutti i turisti della zona che dista un centinaio di chilometri dalla città di Townsville, punto di partenza delle escursioni verso la Grande Barriera Corallina.

Vittime – Finora si ha notizia di un ferito e un morto. Un uomo è stato ricoverato in ospedale dopo che gli è crollato un muro addosso. Le sue condizioni sono stabili ma gravi. Si è persa invece la speranza per una donna che è rimasta vittima di un incidente stradale, provocato dalle piogge torrenziali  che stanno causando vaste inondazioni in tutta la zona. Tuttavia il commissario di polizia Ian Stewart ha detto che aspetterà mercoledì 29 marzo per fare un bilancio ufficiale. Secondo Stewart, la polizia riuscirà soltanto domani a raggiungere le zone più remote con le quali sono state interrotte le comunicazioni. Cauta anche la premier del Queensland Anastancia Palaszuck, che in conferenza stampa ha dichiarato: «Ci prepariamo a una lunga e dura giornata. Vedremo l’impatto del ciclone per i prossimi tre-cinque giorni mentre avanza verso sud lungo la costa».

Annastacia Palaszcuk, premier dello stato australiano del Queensland

Annastacia Palaszcuk, premier dello stato australiano del Queensland

Previsioni – L’ufficio meteorologico ha declassato la potenza del ciclone dall’iniziale quattro a tre in una scala di cinque, anche se gli esperti pensano che bisognerà aspettare almeno un giorno prima di parlare di un miglioramento delle condizioni climatiche. L’allerta resta alta. Proseguono in queste ore gli inviti della premier del Queensland Palaszuck a trovare rifugio nelle zone più interne dell’Australia. Secondo alcune fonti locali, ci sarebbero però almeno un centinaio di persone che si sono rifiutate di abbandonare le proprie case.

Precedenti – Un ciclone di questa potenza non si registrava da sei anni. Era il 2011 quando Yasi si abbatté sull’Australia. La tempesta, originatasi intorno alle isole Fiji, venne inizialmente classificata di Categoria 3 ma la sua potenza aumentò fino a raggiungere il massimo della scala. Anche allora il Queensland fu una delle aree più colpite. Non ci fu nessuna vittima ma danni per 3.5 miliardi di dollari.