Non solo una scia di morte è rimasta dopo il passaggio dei fuochi che hanno distrutto il bush australiano. Quando le fiamme si sono placate è infatti emerso un antichissimo sistema di canali fino a quel momento coperti dalla fitta vegetazione del Parco Nazionale di Budj Bim nel sud dello stato di Victoria. L’Unesco, che era al corrente dell’esistenza di un sistema idrico e lo aveva inserito all’interno della lista dei Patrimoni dell’umanità lo scorso luglio, ha confermato i nuovi rami della struttura come parte di un intricato sistema di trappole per pesci  e dighe risalente a più di 6600 anni fa.

Gli aborigeni Gunditjmara – Canali, sbarramenti e argini, tutto in roccia vulcanica. Così è composto uno dei sistemi di acquacoltura più complessi e antichi del mondo, ancora più delle piramidi egizie: il suo scopo era la cattura delle anguille e la distribuzione alle colture dell’acqua disponibile. Questa millenaria Venezia d’Oceania è stata costruita dalla popolazione aborigena Gunditjmara, tutt’ora esistente, presente nell’area con migliaia di persone prima dell’arrivo dei colonizzatori europei nel XIX secolo. Il rappresentante dei Gunditjmara, Denis Rose, ha rivelato alla CNN che dopo le prime scoperte si sono resi conto che il sistema di canali e cisterne, chiave per la sopravvivenza della popolazione al tempo, era «molto più grande del previsto».

Unico nel suo genere – Rose, project manager del gruppo no profit Gunditj Mirring Traditional Owners Aboriginal Corporation, ha sostenuto che «tornati nell’area, hanno trovato un canale di circa 25 metri di lunghezza: una dimensione notevole». Attraverso la vegetazione bruciata erano infatti diventati visibili tutta una serie di canali e stagni: «È stata una vera sorpresa continuare a trovare diramazioni del complesso lungo la terra lasciata scoperta dal fuoco». Stando al sito della Aboriginal Corporation, il sistema (tutto compreso nel Parco Nazionale) è stato costruito dagli indigeni usando le rocce del vulcano dormiente Budj Bim (“testa alta”), che dà il nome all’area protetta. Una conferma, quella appurata con orgoglio dall’Aboriginal Corporation, di come «l’area culturale Budj Bim si riveli sempre più una testimonianza eccezionale di tradizioni, saperi e pratiche dei Gunditjmara».

 

Caso fortuito – Appiccati da un fulmine lo scorso dicembre, i fuochi che hanno colpito lo Stato di Victoria hanno consumato la vegetazione del parco nazionale «per un’estensione di quasi 800 ettari», ha detto il manager del distretto per la gestione degli incendi forestali Mark Mellington. Per proteggere il patrimonio mondiale, i pompieri hanno lavorato con gruppi di abitanti ed esperti del posto per identificare i siti culturalmente rilevanti e applicato «tecniche a basso impatto» al posto di macchinari pesanti per estinguere i fuochi. Meno virulenti rispetto ad altre parti del continente, gli incendi della zona sono ora visti come «un’opportunità per continuare a esplorare l’antico sistema di acquacoltura, comprese aree ancora inesplorate», ha concluso Rose.