Sono oltre duecento giorni che Bakhmut resiste. Ormai le truppe russe sono arrivate al centro della capitale del distretto di Donetsk. Le truppe di Kiev lanciano l’allarme: «I russi attaccano da più direzioni per avanzare ai distretti centrali». I combattimenti continuano strada per strada e «avvicinandosi al centro della città si fanno sempre più violenti», fa sapere Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner. Il comandante Syrsky, capo delle forze di terra ucraine, incita i suoi a resistere: «Tutti i tentativi del nemico di catturare la città vengono respinti. La difesa della fortezza continua!».

Le rovine di Bakhmut – fonte Wikimedia Commons

Lo stato del conflitto – I “violenti combattimenti”, come sono stati definiti da Syrsky, infuriano ormai da mesi, ma la situazione non accenna a migliorare. L’assedio di Bakhmut vede le milizie ucraine resistere nella parte occidentale della città, ormai ridotta in rovina, mentre le truppe della Wagner hanno il controllo su tutta la parte est. Lo stesso Yevgeny Prigozhin, capo e fondatore dell’organizzazione paramilitare al soldo di Putin, ha ammesso che la situazione «è molto difficile». Si dice che le ingenti perdite tra i suoi uomini siano usate come capro espiatorio dal Cremlino per giustificare il fallimento della campagna invernale di conquista di Bakhmut. Il presidente Zelensky ha stimato in 1100 unità le perdite tra le fila russe negli ultimi giorni. Il Papa intanto, in un podcast per il decennale del pontificato, chiede in regalo la pace tra le due nazioni e si dice pronto ad andare in visita a Mosca.

Il report È stato pubblicato il report annuale del Sipri, l’Istituto internazionale per le Ricerche sulla Pace, che ha sede a Stoccolma. Stando ai numeri, le importazioni di armi in Europa sono quasi raddoppiate nel corso del 2022, con un incremento complessivo del 93%. Sicuramente il conflitto russo-ucraino ha contribuito a gonfiare le statistiche: nel giro di un anno infatti l’Ucraina è diventata la terza destinazione mondiale per importazione di materiale bellico, dietro solo a Qatar e India. Per gli autori del report la richiesta sarà destinata a salire ancora nei prossimi mesi.

Fonte Gem Onu

Gli screzi tra Biden e Zelensky – Circolano intanto delle voce su dei presunti malumori tra Washington e Kiev. Stando a Politico, quotidiano statunitense molto vicino alla Casa Bianca, stanno cominciando ad emergere alcune differenze di vedute e tensioni tra i due governi. Gli argomenti di discussione, sempre stando alla ricostruzione, sembrerebbero essere il sabotaggio del gasdotto Nord Stream e la strenua difesa di Bakhmut, che gli americani continuano a ritenere meno indispensabile e strategica di quanto non facciano Zelensky e i suoi ministri, considerando la quasi decennale presenza dei russi sul territorio.

Il portavoce del Cremlino Peskov – fonte Wikimedia Commons

Il comunicato Stando all’Ansa (che a sua volta riprende l’agenzia russa Interfax), il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rilasciato un comunicato in queste ore nel quale sostiene che «al momento non ci sono i presupposti per una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. La Russia può raggiungere i suoi obiettivi solo per via militare».