Martedì 13 novembre ricorre il terzo anniversario dagli attentati di Parigi, le azioni terroristiche che seminarono la morte nella capitale francese. Il luogo più colpito fu il Batclan, fecero una strage al Bataclan, il famoso locale dell’undicesimo arrondissement che quella sera ospitava la band americana Eagles of Death Metal. Un commando legato allo Stato Islamico fece irruzione e aprì il fuoco sulla folla. Furono 90 le vittime di quella sparatoria, mentre il bilancio complessivo degli attentati nella capitale francese fu di 130 morti. A quel concerto perse la vita anche Valeria Solesin, ricercatrice veneziana di 28 anni. Un anniversario che arriva a distanza di pochi giorni dall’episodio di Melbourne con il quale l’Isis è tornato a farsi vivo. Un’azione isolata messa a segno dal 30enne di origini somale Hassan Khalif Shire Ali che, nel centro della città australiana, ha prima dato fuoco al suo fuoristrada per poi scagliarsi contro i passanti armato di coltello e colpendo a morte Sisto Malaspina, 74enne di origini italiane, comproprietario del popolarissimo Pellegrini’s Café.

Lati oscuri – A tre anni di distanza dalla tragedia di Parigi che scosse tutta l’Europa costringendo ogni Stato ad adottare nuove misure di sicurezza, non è ancora stata fatta totalmente luce sui fatti. Le indagini sono ancora in corso e si concentrano sull’unico terrorista del gruppo rimasto in vita dopo il 13 novembre, Salah Abdeslam. Dopo l’attentato, Abdeslam era riuscito a fuggire in Belgio, facendo perdere le sue tracce per quattro mesi. Il 18 marzo seguente fu individuato e arrestato, dopo una sparatoria, a Molenbeek, quartiere di Bruxelles, all’interno dell’appartamento dove era nascosto insieme ad altri terroristi legati all’Isis. Lo scorso aprile Adeslam è stato condannato in Belgio a 20 anni dal tribunale di Bruxelles per tentato omicidio, attività terroristica e possesso illegale di armi e, in seguito, estradato in Francia.

Silenzio o musica? – In attesa di sviluppi sul fronte giudiziario, al Bataclan non si respira più la stessa aria che c’era prima di quel 13 novembre. Nemmeno dopo la riapertura, avvenuta a un anno esatto dalla strage, con un concerto tutto esaurito da Sting, ex frontman dei Police. L’opinione pubblica francese continua a essere divisa sul ritorno in attività del locale. C’è chi infatti, per rispetto delle persone che lì hanno perso la vita, vorrebbe che la «sala da concerti» fosse chiusa e trasformata in una specie di santuario. C’è chi invece sostiene che la musica debba tornare a prendersi il suo spazio. Tra questi c’è anche uno dei superstiti di quella serata, Emmanuel Domenach: «Certe persone non si sono poste la stessa questione per lo Stade de France, dove si sono giocate partite di calcio subito dopo gli attentati».

Tempi lunghi – La missione per far tornare il Bataclan al suo periodo d’oro si annuncia tuttavia ancora lunga. Molti artisti restano poco propensi a esibirsi su quel palco e rifiutano le proposte dell’organizzazione. La stesura di un programma di concerti allettante rimane dunque complicata. A raccogliere questa sfida da dicembre sarà Florence Jeux, nominata direttrice dopo l’addio della coppia composta da Jules Frutos e Olivier Poubelle, che per 14 anni hanno gestito la «sala da spettacolo» parigina. «Mi sento investita di una vera missione che va oltre il semplice ambito musicale», ha detto Jeux al sito francese 20Minutes.