Di Lorenzo Nicolao e Daniele Polidoro

 

«Chi di fronda ferisce, di fronda perisce»: l’ex ministro dell’Istruzione ha giocato a lungo contro il governo di François Hollande. Dal 2014 è stato uno dei capi dei “frondeurs”, tanto da eclissare l’opposizione di centrodestra. Adesso però Benoît Hamon non ha un partito compatto, dove  Emmanuel Macron e Jean-Luc Mélenchon potrebbero togliergli voti alle prossime elezioni. Anche Manuel Valls, l’ex premier da Hamon tanto criticato e sconfitto alle primarie di gennaio, gli ha voltato le spalle schierandosi con Macron. Nei sondaggi il candidato socialista è ora dato all’8%, in calo di due punti percentuali a una settimana dall’appuntamento alle urne.

Un francese cresciuto in Senegal – Dal Nord della Francia all’Africa, per poi tornare in patria e dedicarsi all’attività politica. Benoît Hamon sin dai primi anni ha potuto conoscere diverse realtà, le stesse che presto avrebbero caratterizzato il suo attivismo, prima nel corso dei suoi studi, poi nel partito socialista.
Come egli stesso ha raccontato più volte, la famiglia era di origini modesta. Il padre si dedicava alla costruzione di navi come ingegnere, mentre la madre era segretaria. Il giovane Benoît è nato nel 1967 a Saint-Renan, paese della Bretagna da 8mila abitanti, nel dipartimento di Finistère. Dal nord della Francia si trasferisce a soli quattro anni in Africa, per motivi di lavoro dei suoi genitori. In Senegal, più precisamente nella capitale Dakar, frequenta la scuola francese Cours Sainte-Marie de Hann, istituto con più di 4mila allievi.
A 18 anni d’età e conseguito il diploma torna in Francia a causa della separazione dei genitori. Sceglie proprio la Bretagna, sua regione d’origine per iscriversi all’Université de Bretagne-Occidentale e laurearsi in studi storici.

I contrasti con Valls e Hollande – Durante gli anni di corso all’università Benoît Hamon, già iscritto alle sezioni giovanili del partito socialista, aderì all’Unef, il principale sindacato francese degli studenti, a soli 20 anni nel 1987. Già dal 1984 però si era distinto impegnandosi nell’associazione SOS Racisme, con lo scopo di denunciare gli atti di discriminazione razziale e difendere gli interessi degli stranieri. Queste esperienze lo portarono all’incarico di presidente nel movimento dei giovani socialisti fra il ‘93 e il ’95, anno in cui diventa consulente di Lionel Jospin per la campagna presidenziale. In quelle elezioni il partito socialista sarebbe poi stato sconfitto al ballottaggio dal candidato neogollista Jacques Chirac. L’amicizia e la stima di politici come Michel Rocard e Jean Christophe Cambadelis gli offrono altre opportunità nell’era post-Mitterand. Prima viene eletto deputato europeo nel 2004, poi diventa portavoce dei socialisti nel 2008. Come promotore dell’ala riformista del partito insieme ad Arnaud Montebourg e Vincent Peillon, il cosiddetto “Nuovo Ps”, Benoît Hamon ricopre incarichi anche a livello regionale, come quello di consigliere nella Île-de-France, la regione della capitale Parigi. Avvicinandosi così al cuore della politica francese, è nominato ministro delegato dell’economia sociale e solidale nel governo Ayrault nel 2012, per poi passare alla Pubblica Istruzione prima del rimpasto di governo del presidente François Hollande nell’agosto 2014. Sempre critico verso l’esecutivo del suo stesso primo ministro Manuel Valls, Hamon ha continuato a portare avanti le sue idee, fino all’espulsione dal governo e fino al riproporle nella candidatura alle primarie del partito socialista, nella corsa presidenziale del 2017. Sconfiggendo lo stesso Valls al ballottaggio delle primarie lo scorso 29 gennaio, è ora il volto del partito socialista per sfidare alle elezioni i favoriti Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

Il programma: reddito di cittadinanza ed ecologia  – La legalizzazione delle droghe leggere, il voto per gli stranieri, la tassazione delle banche. Benoît Hamon è un uomo molto a sinistra anche per gli standard del partito socialista, ma dopo l’esperienza negativa di Hollande è l’uomo che gli elettori delle primarie hanno preferito a Valls come candidato presidente. Più volte protagonista di azioni dimostrative e militanza di piazza contro le scelte dei governi, Hamon è il paladino dell’integrazione e delle politiche ecologiche. Oltre la proposta della creazione di un “visto umanitario” che permetta ai richiedenti asilo di trovare un lavoro in breve tempo, ha più volte manifestato l’intenzione di eliminare le emissioni di diesel a partire dal 2025 attraverso una politica fiscale favorevole alle iniziative green.
Grande sostenitore della ripartizione delle quote di migranti all’interno dei Paesi membri dell’Unione Europea, Hamon si definisce europeista convinto e leader di quell’elettorato che, insieme a quello di Emmanuel Macron,  teme la vantata populista di Marine le Pen.
In politica estera finora si è espresso poco, ad eccezione del desiderato riconoscimento dello Stato palestinese da parte delle Francia.
In economia ha proposto in molte occasioni il reddito di cittadinanza, ovvero un reddito base per tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che abbiano un lavoro o meno. Questo obiettivo verrebbe raggiunto attraverso una riforma del Revenu de Solidarité Active: l’aumento del 10% per arrivare a 600 euro mensili e la sua estensione a tutti i cittadini, non solo alcune categorie, secondo Hamon permetterebbe un rilancio dei consumi e dell’attività delle piccole e medie imprese.
Nel riconoscimento dei diritti, il candidato socialista ha più volte proposto la legalizzazione dell’eutanasia attiva, la procreazione medicalmente assistita per coppie omosessuali e donne single che non comporti una gestazione da parte di individui terzi. In un eventuale governo, ha promesso l’assunzione di 40mila insegnanti e l’invito a una partecipazione più attiva dei sindacati nelle decisioni di interesse pubblico e nel lavoro, aspetto da lui molto criticato durante l’esecutivo di Manuel Valls.

Gabrielle Guallar, ecco chi è Madame Hamon – «Mi sembra sempre più una puntata supplementare delle avventure del principato dell’Eliseo», così Benoît Hamon, nel 2007, commentava le voci sulla relazione tra il presidente Nicolas Sarkozy e la cantante italofrancese Carla Bruni. Parole che fanno ben capire il pensiero del candidato del Partito Socialista riguardo la gestione della vita privata di un politico. Hamon è un personaggio molto legato alla sua sfera personale e non è un caso che di lui si conoscano quasi solo i dettagli della sua attività politica. Quel che si sa di lui è che è sposato civilmente con Gabrielle Guallar, con cui ha due figli. Di origini danesi e catalane, Guallar ha alle spalle una carriera brillante. Parla correntemente cinque lingue: inglese, danese, spagnolo, catalano e francese. Nel 1996 si è laureata all’Istituto di studi politici di Parigi nel 1996, per poi conseguire un master in Studi politici e amministrativi europei all’Europacollege di Bruges, in Belgio. Ha lavorato per sei anni nel campo della ricerca per la ditta KEA di Bruxelles, come consulente sulle politiche culturali europee e nel 2006 è entrata nel Centro Nazionale di Cinematografia e di immagine in movimento, a Parigi: lì si occupa di gestire le relazioni tra le autorità francesi ed europee nel settore audiovisivo. Da due anni ha inoltre ottenuto un posto, come responsabile degli affari pubblici, nella direzione del gruppo del lusso LVMH che comprende, tra le altre, società come Louis Vuitton, Bulgari e Sephora. Una carriera, quella della Guallar, che non ha mai pesato sulle spalle del marito. Lo stesso Hamon, qualche tempo fa, sul canale francese C8 ha dichiarato di essere molto contento che la moglie sia «cento volte più qualificata» di lui. E ha sottolineato: «Fa un bellissimo lavoro, ma non grazie a me».

Una donna nell’ombra – Le carriere di Hamon e Guallar non si sono mai incrociate e, anche per questo motivo, la famiglia dell’ex ministro dell’Istruzione è riuscita a restare nell’ombra per un po’: «Non ha mai voluto avere un ruolo pubblico in politica», ha detto recentemente Hamon: «e io non le ho mai chiesto di svolgerlo: non è mai entrata nella mia circoscrizione e non è venuta mai ai miei incontri e tutto questo è accaduto in maniera del tutto spontanea». Tuttavia, in un’epoca in cui le consorti dei politici giocano un ruolo fondamentale nelle carriere dei loro mariti (basti pensare all’influenza di Michelle Obama e Melania Trump negli Stati Uniti, e di Brigitte Macron, Isabelle Juppé e Penelope Fillon per restare in Francia) molti media d’oltralpe ritengono che per Gabrielle Guallare sia questo il momento per uscire dall’ombra, anche se Hamon dovrà sopportare quei «dannati paparazzi che ci danno la caccia al mattino sulla strada per la scuola». L’attenzione dei media continuerà a infastidire Hamon ancora per un po’. A consolarlo, però, ci sarà il pianoforte di Gabrielle: «Spesso suona per me, non c’è niente che mi tranquillizzi di più».

The Young Pope e Caravaggio – Nel tempo libero, quando torna a casa, Hamon sa come distrarsi dalla politica. Il candidato socialista ha molte passioni, alcune collegate anche all’Italia. Per esempio, la sua serie televisiva preferita è The Young Pope di Paolo Sorrentino e forse non è un caso: nello sceneggiato del premio Oscar vi sono molti riferimenti – alcuni inevitabili visto che si parla della storia di un Pontefice – a Caravaggio, guardacaso l’artista prediletto da Hamon. Per quanto riguarda la musica, Hamon non sembra gradire un determinato genere musicale. Spazia dal clavicembalo di Keith Jarrett al beat e al gangsta rap di Dr. Dre, ma apprezza anche il punk dei The Cure. Il suo film preferito è Apocalypse now di Francis Ford Coppola, mentre il libro che lo ha appassionato di più è L’estate di Albert Camus.

Il caso Benzema – Tra le altre passioni, non poteva mancare lo sport: rugby e calcio. Tra i calciatori che ammira di più c’è anche Gennaro Gattuso, oltre a Dechamps, Makélélé, e N’golo Kanté. Tuttavia, il suo preferito resta Jean-François Larios, ex stella del Saint-Étienne degli anni ’70 e ’80: da ragazzo la sua cameretta era tappezzata dai poster dell’ex centrocampista. Nell’ultimo mese, Hamon ha parlato molto di calcio, soprattutto riguardo alla vicenda legata a Karim Benzema. L’attaccante del Real Madrid, dopo essere stato coinvolto nel caso sextape, ha accusato di razzismo il ct della Nazionale Didier Dechamps, reo di averlo fatto fuori dal giro dei blues per le sue origini arabe. Intervistato da L’Equipe, Hamon ha chiesto pubblicamente che la punta di Lione tornasse tra i convocati francesi:  «Dechamps deve chiamare i migliori e la Francia non ha un attaccante come lui, se fa bene nel suo club deve giocare in Nazionale. Io sono assolutamente per il suo ritorno».