Al Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio si cerca l’intesa sui conti dell’Unione. Sono giorni decisivi per il bilancio 2014-2020 e su un’unica cosa sono d’accordo tutti e ventisette gli Stati membri: un accordo va raggiunto, altrimenti per l’Europa sarà il caos e non si potranno più erogare né fondi, né aiuti.

Il 23 novembre scorso, lo stesso ordine del giorno era stato rimandato per il mancato consenso sui tagli alla spesa. I capi di Stato e di governo riprendono le trattative dove erano state interrotte, con la nuova proposta di riduzione della spesa avanzata dal Presidente europeo, Herman Van Rompuy, limata e allineata alle politiche di austerity nazionali e alle richieste di Londra e Berlino.

Von Rompuy indica tagli per circa 80 miliardi alla proposta iniziale di budget settennale della Commissione europea (1.033 miliardi), con riduzioni alle politiche di coesione (29,5 miliardi) e all’agricoltura (25,5 miliardi) che non hanno fatto fare salti di gioia a Italia e Francia.

A novembre, il punto più controverso era stato, e probabilmente lo è ancora, quello sulle politiche agricole. La nuova bozza tenta di mettere d’accordo i Paesi più intransigenti come Gran Bretagna, Germania e Finlandia ma anche Francia ed Italia, che proprio su questo argomento e sulle misure di coesione fanno affidamento. Venerdì 8 si discutono: i possibili accordi commerciali bilaterali che l’Unione Europea siglerà in futuro e la posizione dell’Ue  sul post Primavera araba, anche alla luce delle recenti rivolte in Tunisia.

Il 7 febbraio c’è anche l’atteso discorso del presidente Mario Draghi al meeting della Banca centrale europea, il dibattito sulla riforma bancaria, invece, è previsto per settembre.

Maria Chiara Furlò