Sono 199 i detenuti morti in 19 giorni. Quasi 11 ogni 24 ore. È il bilancio provvisorio della guerra tra fazioni criminali che sta sconvolgendo le carceri brasiliane. La denuncia arriva dai dati forniti dal Governo, forse visti al ribasso per non allarmare eccessivamente la popolazione. Ma il rischio è per calmare le acque lo Stato scenda a patti con i criminali, peggiorando la situazione.
«Lo Stato sta indietreggiando, ha paura dei prigionieri e comincia ad accettare tutte le loro richieste», denuncia al quotidiano Oglobo Wallber Virgolino, segretario della Giustizia e della Cittadinanza del Rio Grande do Norte, la regione dove i carcerati hanno dato luogo all’ultimo massacro.
Era il 14 gennaio quando durante una rivolta nel carcere Alcaçuz sono morte 26 persone. Il penitenziario si trova nella regione di Natal, nel nord-est del Paese. L’insurrezione – ancora in corso – è la terza da gennaio nei penitenziari brasiliani e ha come protagonisti due cartelli del narcotraffico locale e internazionale: il Primeiro Comando da Capital (PCC) contro il più recente Sindicato Do Crime (SDC), cartello che raccoglie diversi gruppi più piccoli in ascesa.
L’obiettivo. Da quando la scorsa estate l’operazione ‘Due mari’- frutto della cooperazione tra Guardia di Finanza italiana, Polizia nazionale colombiana e Dea statunitense – ha portato al sequestro di 11 tonnellate di cocaina e allo smantellamento dei cartelli del narcotraffico colombiano, le fazioni criminali brasiliane si fronteggiano per colmare il vuoto di potere e assumere la guida del narcotraffico internazionale. L’obiettivo è controllare la rotta delle foglie di coca prodotte in Colombia, Perù e Bolivia. Da lì arrivano in Brasile per esser trasformate in cloridrato di cocaina e poi ripartire alla volta dell’Europa per lo spaccio. Dal porto di Santos, nella regione di São Paulo, parte infatti circa l’80% della cocaina consumata in Europa.
I protagonisti. In totale i gruppi narcos brasiliani attualmente attivi sono 27, ma le forze in gioco sono principalmente due. Da un lato il PCC, nato nel 1993 nella regione di São Paulo, l’organizzazione criminale più ricca del Paese da quando nel 2016 controlla la frontiera con Paraguay e Bolivia. Dall’altro il “Sindacato del Crimine”, nato solo tre anni fa ma in ascesa grazie all’alleanza con altre fazioni criminali tra cui il Comando Vermelho dello stato di Rio de Janeiro.
Le rivolte. Da tempo la gestione delle carceri è fonte di problemi per il governo brasiliano. Al momento ospitano oltre 650 mila persone, 300 mila in più rispetto alla capienza prevista. Spesso nelle carceri mancano sbarre alle celle e il personale è concentrato a sorvegliare il perimetro delle strutture per evitare evasioni, permettendo così ai capi detenuti di continuare a organizzare le proprie attività criminali dall’interno, grazie all’uso di cellulari.
La rivolta di Alcaçuz è solo l’ultimo capitolo di una guerra in corso. A Natal, il PCC si è vendicato per i 56 morti subiti a Manaus, nel carcere Anìsio Jobim a inizio gennaio. Durante quella rivolta si era cercato di indebolire il PCC decapitandone diversi esponenti. Ad altri erano state staccate braccia e gambe a colpi di ascia. Era poi seguita una seconda rivolta, a Boa Vista, nel nord del Paese, con una trentina di morti.
La risposta del governo. Al momento il governo brasiliano ha annunciato l’assunzione di 700 nuove guardie carcerarie e ha incaricato un delegato della polizia civile e un ufficiale della polizia militare di mediare coi rivoltosi per sedare l’insurrezione. «Non per negoziare, ma per mantenere aperto un dialogo» dichiara l’ufficio stampa governativo. Una prima richiesta dei prigionieri è stata esaudita e 220 detenuti del carcere di Natal sono stati trasferiti nel penitenziario di Parnamirim. Durante il trasferimento, fuori dalle mura carcerarie 12 autobus sono stati incendiati dalla popolazione in protesta. Il sospetto è che lo Stato abbia gettato la spugna e sia pronto inconsciamente a cedere a qualsiasi richiesta dei detenuti pur di calmare le acque. Almeno così ha ammesso il Segretario alla Sicurezza e alla Cittadinanza Wallber Virgolino.