Nato il 18 dicembre 1954 a Cisterna di Latina, ex terrorista rosso, in Brasile dal 2004 per sfuggire all’ergastolo per quattro omicidi commessi alla fine degli anni Settanta. Questo l’identikit di Cesare Battisti che domani festeggerà un compleanno da latitante. L’ex militante dei Proletari armati per il Comunismo è in fuga da quando la polizia federale è andata a prelevarlo a casa sua il 13 dicembre, eseguendo il mandato d’arresto del Supremo tribunale di Brasilia. Gli investigatori brasiliani, per facilitare un’eventuale identificazione, hanno diffuso in tutto il Paese una ventina di foto segnaletiche elaborate al computer in modo da mostrare tutti i possibili travestimenti, con occhiali, cappelli e barba finta, che l’italiano potrebbe usare durante la sua fuga. Di oggi le dichiarazioni di un commissario della polizia federale, riportate dal sito di notizie G1, che ha rivelato che Battisti è stato visto l’ultima volta quindici giorni fa a Cananeia, una piccola città costiera nello stato di San Paolo dove ha vissuto per alcuni anni. Da allora si sono perse le sue tracce. Dopo che il presidente uscente, Michel Temer, ha firmato venerdì scorso il decreto per l’estradizione in Italia di Battisti, un aereo militare italiano è atterrato all’aeroporto internazionale di Guarulhos, vicino a San Paolo (Sud-Est), per riportarlo in Italia una volta catturato.

I precedenti negli anni di piombo –  Cesare Battisti venne arrestato con altri complici a Milano, nel giugno 1979, nel covo-arsenale dei Proletari armati per il comunismo, gruppo terroristico anticapitalista che agiva con la complicità di rapinatori comuni. Nell’ottobre 1981, mentre sta scontando la prima condanna per banda armata, Battisti evade dal carcere di Frosinone e scappa in Francia. Lì diventa uno scrittore di noir di successo, protetto e difeso da una schiera dei più illustri intellettuali d’Oltralpe. Intanto in Italia si continua ad indagare. Numerosi terroristi confessano. Un testimone rivela particolari decisivi contro Battisti, che viene condannato in tutti i gradi di giudizio per quattro omicidi. Quello di un maresciallo di Udine, Antonio Santoro, eseguito personalmente il 6 giugno 1978. La sua banda, Il 16 febbraio 1979, uccide un gioielliere di Milano, Pierluigi Torregiani. Il figlio, Alberto, rimasto paralizzato, è la vittima che protesta da anni contro l’impunità del terrorista. Ma Battisti ha solo organizzato quel delitto, perché lo stesso giorno va a fare da copertura, armato, ai complici che freddano un negoziante di Mestre, Lino Sabbadin. E l’ultimo, il poliziotto della Digos Andrea Campagna, giustiziato di persona il 19 aprile 1979 a Milano.

Da Parigi al Brasile – Nel 2004 Battisti viene arrestato a Parigi e in giugno i giudici francesi concedono l’estradizione. Può essere riconsegnato alla giustizia italiana che lo ha condannato all’ergastolo per i quattro omicidi. La sentenza non verrà mai eseguita perché Battisti, già tornato libero, fugge in Brasile dove, dopo tre anni di libertà, viene di nuovo arrestato. Intanto la Corte europea boccia il ricorso del terrorista, riconoscendo all’Italia una giusta esecuzione dei processi in cui l’ex terrorista era imputato. Nel 2009 il ministro brasiliano Tarso Genro gli concede asilo politico. Il 31 dicembre 2010 l’allora Presidente Luiz Lula da Silva pone il veto all’estradizione, con l’ultimo atto del suo mandato. Con il cambio di guardia e la fine dell’era Lula in Brasile e alla luce delle promesse del neo Presidente Jair Bolsonaro, l’Italia avanza una nuova richiesta di estradizione per Battisti. Poi un nuovo stop fino alla decisione del giudice supremo di ordinare l’arresto che ha aperto la strada al decreto di estradizione, firmato il giorno successivo dal presidente brasiliano uscente Michel Temer. Da lì la fuga ancora in corso.