Cinquantotto morti, 305 dispersi e un altro disastro annunciato. Dopo il crollo della diga Mina Córrego do Feijão avvenuto il 25 gennaio a Brumadinho, nella provincia di Belo Horizonte, Stato brasiliano di Minas Gerais, si teme il crollo di un’altra diga vicina.  Si tratta della VI, che contiene da 3 a 4 milioni di metri cubi di acqua tossica, che potrebbe collassare travolgendo i soccorritori e distruggendo ciò che resta di Brumadinho. Perciò erano state sospese le ricerche, ma ora si sta provando a recuperare un autobus sepolto dall’acqua e dal fango con a bordo un numero imprecisato di passeggeri.

La vicenda – La diga di circa 80 metri ha ceduto per cause ancora ignote e l’onda causata dal crollo si è riversata in un’altra diga posizionata più a valle travolgendo tutto ciò che ha incontrato. La struttura era stata costruita nel 1976, era una delle tante presenti nella zona ed era utilizzata per trattenere i residui di una miniera presente nelle vicinanze. Il crollo ha provocato il versamento di circa 13 milioni di metri cubi di rifiuti minerari che hanno sepolto la mensa della diga dove centinaia di operai stavano pranzando. La multinazionale brasiliana Vale, la più grande produttrice di ferro e nickel al mondo, è stata subito sanzionata dall’Agenzia per l’Ambiente brasiliana con una multa da 60 milioni di euro. Inoltre, un tribunale del Minas Gerais ha ordinato il blocco di un miliardo di reais (circa 265 milioni di dollari) nei conti della Vale per «coprire le necessità più urgenti delle vittime». Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, sorvolando l’area in elicottero, ha dichiarato: «Faremo tutto il possibile per assistere le vittime, contenere i danni, accertare i fatti, garantire la giustizia e prevenire nuove tragedie come quelle di Mariana e Brumadinho».

Le proteste – A Brumadinho diverse scritte di protesta sono comparse sui muri della città contro la multinazionale: “Vale assassina recidiva”, “Il lucro è quel che Vale” e “La Vale uccide”. Sul lato ambientale, intanto, i volontari di Greenpeace affermano: «Greenpeace è arrivata a Brumadinho il giorno dopo che la diga si è rotta per documentare la catastrofe e contribuire a garantire la trasparenza su ciò che sta accadendo qui. Siamo venuti per ottenere giustizia e testimoniare la portata della tragedia umana e ambientale causata dal disastro, dando voce a chi ne è colpito. La nostra intenzione è anche quella di rafforzare la mobilitazione locale e nazionale per l’indagine sul crimine e il risarcimento delle vittime».

Il messaggio del governatore – Il giorno prima della tragedia, Romeu Zema, governatore del Minas Gerais ed esponente del Partido Novo alleato di Bolsonaro, sul proprio profilo Instagram, commentando l’espansione dell’estrazione mineraria della Vallourec proprio a Brumadinho, aveva annunciato: «Minas è la principale regione produttiva del gruppo e il mio governo lavorerà sodo per portare investimenti, generare posti di lavoro e reddito per i mineiros e le mineiras».

Il precedente – Il 5 novembre del 2015, a Mariana, sempre nel Minas Gerais, si verificò il più grave disastro ambientale nella storia del Brasile. I morti furono 19, ma la valanga di fango percorse 663km di corsi d’acqua, raggiunse 31 comuni e il materiale fuoriuscito fu 5 volte superiore rispetto a quanto avvenuto a Brumadinho. BHP Billiton e Vale raggiunsero un accordo del valore di 1,8 miliardi di dollari con il governo brasiliano, ma nessuna responsabilità penale fu accertata e a nessuna delle 375 famiglie rimaste senza casa ne è stata data una nuova.