Brenton Tarrant si difenderà da solo. L’attentatore di Christchurch che ha ucciso 50 fedeli in due moschee lo scorso 15 marzo ha licenziato Richard Peters, l’avvocato d’ufficio che lo ha difeso fino ad ora e in Nuova Zelanda si teme che il 28enne australiano diventi il nuovo Behring Breivik, lo stragista norvegese di Utoya che nel 2011 uccise 76 persone.

In aula –  Camice bianco, scalzo, polsi stretti dalle manette e mani giunte che fanno il saluto dei suprematisti bianchiCosì Tarrant si era presentato davanti ai giudici dopo l’attacco. Ora è in custodia cautelare, dopo aver aperto il fuoco in due moschee neo-zelandesi durante la preghiera del venerdì. Il processo è stato rinviato senza ricorrere all’Alta Corte di Giustizia al 5 aprile e Tarrant ha fatto sapere al suo legale che d’ora in poi si difenderà davanti ai giudici da solo. Secondo giornalisti e fotografi presenti in aula è apparso lucido e sorridente nonostante le 50 morti che ha causato, in soli tre minuti di folle sparatoria ripresa e diffusa sui social media. Il gesto fatto con le mani in tribunale ha fatto discutere. Un “Ok” capovolto che per alcuni è il simbolo della «white power» (la supremazia bianca). Per altri il simbolo dei supporter del presidente americano Donald Trump o degli estremisti di destra. Quello su cui non ci sono dubbi è il carattere di premeditazione dell’attentato. Tarrant avrebbe indirizzato alla mail di Jacinda Ardern, prima ministra neo-zelandese, il manifesto della strage: un dettagliato dialogo tra lui e il suo alter ego stragista.

Il manifesto – «L’invasione straniera», il grande terrore di Tarrant. «La sostituzione culturale», il male da prevenire e Ebba Akerlund, una delle vittime da vendicare, dopo gli attentati dell’Isis. «Finché un uomo bianco vive ancora, non conquisteranno mai le nostre terre e non sostituiranno mai il nostro popolo», così il killer si riferiva agli «invasori islamici». È lui stesso quindi a fornire tutte le informazioni sulla sua personalità, il suo passato e le sue intenzioni. Si definisce un uomo comune, australiano di 28 anni. Cresciuto in una famiglia operaia e con una bassa istruzione. Non si dichiara nazista o antisemita, «a patto che gli ebrei rimangano in Israele», ma «sicuramente fascista». Dice di condividere gli ideali di Oswald Mosley, fondatore dell’Unione Britannica dei fascisti. Tarrant ha detto di essersi ispirato anche a Luca Traini, l’ex candidato della Lega che aprì il fuoco a Macerata contro sei immigrati, e che probabilmente aveva visto in azione in un servizio dell’emittente australiana Abc. Nelle modalità dell’attacco la strage compiuta sembra simile a quella di Utoya, in Norvegia, dove Anders Breivik nel 2011 uccise 76 ragazzi, riuniti per un campo organizzato dal Partito Laburista. Breivik temeva la «decostruzione della cultura norvegese per via dell’immigrazione in massa dei musulmani», e Tarrant scrive nel manifesto di essersi ispirato alle stesse ragioni.

La stretta sulle armi – Mentre il commissario di polizia  Mike Bush indaga sui possibili complici di Tarrant, la prima ministra Arden ha dichiarato che il processo si farà in Nuova Zelanda nonostante la sua cittadinanza, e ha detto che tra dieci giorni sarà annunciata la riforme sulla vendita delle armi. Proprio l’Australia propose una stretta sull’uso delle armi dopo la strage di Hobart, la tranquilla capitale della Tasmania dove nell’aprile del 1996 Martin Bryant ha ucciso 35 persone solo per attirare l’attenzione dei media. La premier ha anche richiesto l’apertura di un’inchiesta sui servizi di intelligence. Il suprematista bianco Tarrant non era infatti mai stato schedato.