Dal Baseball alla geopolitica. il backstop, la parola al centro delle ultime discussioni sulla Brexit, proviene dal gergo del più seguito sport statunitense ed è il nome della rete alle spalle del battitore, il giocatore che deve colpire con la mazza la palla scagliata dal lanciatore. Ma come si è passati dal diamante a Westminster? Quando una palla colpisce il backstop viene chiamata foul ball, palla fallata, un errore senza rimedio. In caso di no deal (un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea senza un accordo condiviso) parlare di Backstop significa impedire ad ogni costo la nascita di un confine fisico tra le due irlande, una misura che potrebbe riaprire la questione irlandese, con annessa guerra civile, e quindi insanguinare di nuovo le strade di Bellfast. Insomma, in gioco c’è l’accordo del venerdì santo, il trattato di pace firmato nel 1998 che ha messo fine alle sanguinose violenze che hanno coinvolto l’Irlanda negli anni 90.

Le Implicazioni – Secondo il protocollo d’intesa siglato dal governo May con Bruxelles, quando Il Regno Unito uscirà dal Mercato unico europeo e dall’unione doganale il 29 marzo del 2019, l’Irlanda del nord non lo farà poichè sarebbe in pratica impossibile regolare le persone e le merci in entrata e in uscita dal territorio britannico senza una barriera tra le due nazioni. Il confine si dovrebbe spostare sul tratto di mare tra le due isole di Gran Bretagna e Irlanda con complicazioni logistiche non indifferenti: le merci provenienti dall’Inghilterra e dirette in Irlanda dovrebbero essere controllate in mare per verificar che siano conformi agli standard europei. Il Regno Unito sente minacciata la sua integrità territoriale e per questo chiede ai negoziatori europei di permettere a tutto il paese di restare nel mercato unico almeno fino al 2020. Michel Barnier, il leader del team di Bruxelles si è però sempre mostrato irremovibile. Il Taoiseach (primo ministro irlandese)  Leo Varadkar ha dichiarato in proposito che il backstop dovrà riguardare solo l’Irlanda del Nord e non potrà avere un limite di tempo.

La bozza – L’accordo proposto dalla premier britannica Theresa May ipotizza una forma di backstop che duri solo fino alla fine del periodo di trasizione che si concluderà nel dicembre del 2020. Al vertice dei leader Ue sulla Brexit si è ribadito che se dovesse entrare in vigore sarà solo “per un periodo breve e solo fino a quando strettamente necessario”. Lo scontro si è ora trasferito all’interno del governo inglese, in particolari tra politici e industriali provenienti dall’Irlanda del nord: da un lato il Backstop danneggia l’integrità territoriale inglese ma dall’altro i contadini e gli industriali dell’Irlanda del nord hanno bisogno di un confine aperto per poter sopravvivere.

E ora? – La proposta di accordo che conteneva queste ipotesi di backstop doveva essere votata l’11 dicembre ma la premier ha posticipato la votazione dopo alcune sconfitte nella camera dei comuni. Dopo essere sopravvissuta a un voto di sfiducia del suo partito, Theresa May è diretta a Bruxelles per avere delle rassicurazioni legalmente vincolanti riguardo il backstop. Si voterà il 7 gennaio e in caso di bocciatura dell’accordo lo scenario peggiore sarebbe quello di una brexit durissima che costringerebbe l’Unione Europea ad intervenire in maniera massiccia sulla questione delle merci irlandesi.