Boris Johnson e Usrula von der Leyen – FOTO ANSA

«La fine del negoziato ci sarà quando raggiungeremo un accordo sia su una concorrenza libera e equa, che su un accesso reciproco ad acque e mercati».
Michel Barnier, il capo negoziatore dell’Unione Europea, non ha dubbi: le trattative tra Ue e Regno Unito per trovare l’intesa e scongiurare un no deal” proseguiranno.
Quella del 13 dicembre è stata quindi l’ennesima scadenza stabilita e non rispettata. Le parti desideranoscongiurare una Brexit “dura” in materia di circolazione e libero scambio e proseguire la discussione alla ricerca di un compromesso. Dopo essersi riunito con i 27 ambasciatori del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) nella riunione delle 8.30 di oggi, 14 dicembre, Barnier ha confermato quanto già era stato riferito ieri pomeriggio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ed il premier britannico, Boris Johnson: «Abbiamo negoziato solo nove mesi per il libero scambio, per tutti gli altri accordi abbiamo impiegato cinque anni. Daremo tutte le chance a questo accordo, che è ancora possibile».

La telefonata – Nel pomeriggio di ieri la presidente della Commissione e il premier britannico si erano sentiti telefonicamente per parlare dell’intesa che tutt’ora non c’è. Tuttavia, come si legge nel comunicato rilasciato a seguito della conversazione, i due hanno descritto la telefonata come “utile” e “costruttiva” e hanno parlato della volontà di proseguire con le trattative e fare «un miglio in più». «Abbiamo dato mandato ai nostri negoziatori di andare avanti e vedere se si possa raggiungere un’intesa», ha detto Von der Leyen. Sempre positivo ma più disincantato Johnson che in una dichiarazione ai media dopo l’annuncio di quest’ultimo tentativo ha confermato le parole di Von der Leyen, «Noi vogliamo provare con tutto il cuore a raggiungere» un compromesso con Bruxelles, sottolineando però che il no deal «resta al momento l’epilogo più probabile». Tuttavia, nonostante la situazione sia ancora molto incerta, l’annuncio è stato letto come un segnale positivo dalle Borse che stamattina hanno aperto in rialzo, con Londra che ha guadagnato in avvio lo 0,13% con 6.538 punti, Francoforte lo 0,84% a 13.227, Parigi lo 0,8% a 5.551 e Madrid l’1,48% a 8.179 punti.

No deal” – Ma quali problemi potrebbero nascere nel caso in cui saltasse l’accordo?
La prima questione che potrebbe mettere in difficoltà Ue e Gran Bretagna è quella delle tariffe. Dal primo gennaio 2021, con l’uscita dal mercato unico del Regno Unito, i controlli e le tariffe sulle merci verranno adeguati alle linee stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Le barriere tariffarie sarebbero particolarmente onerose, in particolare modo per la Gran Bretagna. Come previsto dalla famosa catena di supermercati Tesco il mancato accordo potrebbe portare ad un aumento dei prezzi del 5%.

Mobilità – Difficile anche la questione degli spostamenti tra i Paesi membri e il “fuoriuscito”. Si prevedono code di veicoli importanti alle frontiere a causa dei controlli doganali. Londra, accordandosi con l’Ue, ha annunciato che per sei mesi non effettuerà controlli sulle merci in arrivo dall’Unione. Al contrario, l’Ue non rimanderà l’inizio dei controlli e questo potrebbe portare problemi nella gestione della catena di distribuzione delle merci. Ritardi e aumenti dei prezzi interesserebbero i settori più diversi, da quello alimentare a quello automobilistico.

Pesca – Altro nodo cruciale, quello della pesca. L’Unione Europea ha proposto che vengano mantenute le condizioni attuali fino al 2022, ma Londra ha rifiutato l’accordo ribadendo la volontà di riprendere il controllo delle acque territoriali dal primo gennaio 2021.

Terrorismo – Con il “no deal” si concluderebbe anche la cooperazione sulla lotta al terrorismo. L’azione sia dell’Ue che della Gran Bretagna verrebbe rallentata in maniera importante dal fatto che il governo britannico sarebbe costretto a stipulare accordi con tutti gli altri Paesi. Raggiungere un’intesa è dunque nell’interesse di entrambi gli attori in campo.