Non ci sarà un secondo referendum sulla Brexit. Secondo quanto anticipato dalla Bbc, dovrebbe essere questo il punto centrale del discorso che la premier britannica Theresa May rivolgerà oggi pomeriggio alla Camera dei Comuni per riferire sugli incontri della settimana scorsa con i vertici europei sulla prossima uscita della Gran Bretagna dall’Unione.

Il discorso –  L’ipotesi di un secondo referendum dopo quello che nel giugno 2016 aveva deciso l’addio a Bruxelles sta guadagnando consensi, tra cui quello dell’ex premier laburista Tony Blair. Ebbene questa eventualità, secondo May, «romperebbe il rapporto di fiducia con il popolo britannico», poiché «direbbe che la nostra democrazia non è esecutiva, e dividerebbe ancora di più la nostra nazione in un momento in cui davvero dovremmo lavorare per renderla più unita».

Le trattative e il voto – Martedì 11 dicembre si sarebbe dovuto tenere il voto delle camere sull’accordo Brexit negoziato dalla premier, ma lei stessa ha deciso di rimandarlo prendendo atto della forte opposizione interna.  La scadenza per votare in Parlamento è fissata al 21 gennaio: nel frattempo May continua a trattare. La data ultima per prendere una decisione è il 29 marzo dell’anno prossimo, dopodiché la Brexit sarà, in un modo o nell’altro, realtà.
La scorsa settimana, dopo il rinvio del voto e una mozione di sfiducia respinta dai deputati conservatori, May è andata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel ed è tornata a Bruxelles. In occasione del Consiglio europeo ha esposto i dubbi del suo Paese ai 27 leader dell’Unione, che si sono detti non disposti a negoziare oltre. Sul tavolo il nodo da sciogliere del backstop, cioè la differenza di accordi economici con l’Ue che dividerebbe Regno Unito e Irlanda del Nord. Intanto Blair incalza: bisogna ridare la parola ai cittadini dopo 30 mesi di negoziati senza risultati. May contrattacca: quanto dice Blair è «un insulto alla carica che ha ricoperto e verso il popolo del quale è stato al servizio».