Giornata importante sul fronte Brexit: il primo ministro Theresa May presenterà oggi, lunedì 21 gennaio, a Westminster, le linee guida di un possibile “piano B” da sottoporre all’Unione Europea. Il secondo tentativo della May arriva a pochi giorni dalla sonora bocciatura del primo accordo di martedì 15 gennaio ma, secondo quanto emerso da Downing Street, non si discosterà di molto dalla proposta originaria. La premier sembra volersi impegnare a cercare di aggirare il problema backstop per convincere i conservatori ribelli e ottenere così il sostegno del parlamento. «È una questione molto sensibile, ma vedo possibili solo piccole modifiche per non minare la pace del Venerdì Santo», ha dichiarato in mattinata il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas.

Rimandare l’uscita – Malgrado i tentativi del primo ministro di dialogare con opposizione e dissidenti interni, si sta profilando all’orizzonte un’alleanza tra opposizioni e ribelli Tory per posticipare la data della Brexit. La mozione che questa coalizione vuole presentare mira ad obbligare l’esecutivo a chiedere all’Unione Europea il prolungamento dei termini per negoziare un secondo accordo. La data ultima che ha la Gran Bretagna per uscire dall’Europa è quella del 29 marzo, a due anni esatti dall’inizio delle trattative tra le parti come previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona. L’iniziativa, promossa dalla laburista Yvette Cooper e dal conservatore moderato Nick Boles, pare abbia ottenuto anche la tacita approvazione di Jeremy Corbyn. Il leader dei Labour, per il momento, rimane restio a cavalcare l’onda di un secondo referendum, visto che all’interno dello stesso partito ci sono divisioni sull’argomento e vedrebbe di buon occhio uno slittamento. Il posticipo della data sarebbe infatti funzionale per evitare una Brexit senza accordi, le cui conseguenze sull’economia britannica sono imprevedibili.

Cos’è il backstop – Il meccanismo del backstop, al centro delle discussioni e della bocciatura, prevede che l’Irlanda del Nord rimanga nel mercato comune europeo e nell’unione doganale dopo la Brexit, senza quindi che vengano ripristinati i controlli alla frontiera con l’Irlanda. Una regola prevista per evitare di riaprire vecchie ferite ma che allontanerebbe, almeno economicamente, i nordirlandesi dalla Gran Bretagna.

Bomba in Nord Irlanda – Lo scenario che fa da sfondo all’intera vicenda si è ulteriormente rabbuiato negli ultimi giorni. Nella serata di sabato 19 gennaio è esplosa un’autobomba a Derry senza provocare feriti. La cittadina nordirlandese cantata dagli U2 (ancora chiamata Londonderry dagli inglesi) è divenuta famosa per il Bloody Sunday del 1972 che diede il via alla sanguinosa stagione dei “troubles”. La polizia locale di Derry ha parlato di un «ordigno instabile, assemblato per uccidere». Due persone sono finite in manette e sono accusate di far parte del “New Ira”, un’organizzazione erede della più celebre “Ira” che si divide tra criminalità comune e terrorismo e punta alla riunificazione con l’Irlanda.