Martedì 11 dicembre a Londra il Parlamento è chiamato a votare l’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea negoziato tra il governo guidato da Theresa May e Bruxelles e approvato dal Consiglio europeo il 25 novembre. L’esito resta molto incerto e un voto contrario causerebbe con molta probabilità la caduta dell-esecutivo e aprirebbe vari scenari. Si rincorrono voci su un possibile rinvio, con cui la premier guadagnerebbe tempo per discutere del confine tra Irlanda e Ulster, forse il punto più controverso dell’Intesa. Molti conservatori, compagni di partito di May, vorrebbero rafforzarlo anziché lasciarlo libero come prevede l’accordo. Oggi la premier e il primo ministro irlandese si sono consultati al telefono, ma il risultato del colloquio non è sttao reso pubblico. Il voto di martedì per ora è confermato, anche se fonti del governo che le prospettive sono «negative».

Tories divisi – Il partito conservatore dispone di 315 deputati, sotto quindi la soglia di 320 seggi che rappresenta la maggioranza alla Camera dei comuni. Il governo si [ finora sostenuto grazie ai 10 voti degli unionisti irlandesi del Dup. Questi però hanno già detto che voteranno contro l’accordo in quanto temono che il confine aperto tra Ulster ed Eire comporti un confine più rigido tra l’Ulster e il resto del Regno Unito. All’interno dei conservatori poi ci sono diversi Brexiteer che giudicano l’accordo una resa alla Ue e spingono per un’uscita senza condizioni (il cosiddetto no deal)  con Bruxelles. I principali capi di questa corrente, come l’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, stanno già proponendo i loro piani per un’uscita più dura e si candidano per sostituire May a Downing Street in caso di voto contrario. La premier intanto ha dichiarato «È il miglior accordo possibile e un no condurrebbe il Regno Unito in acque inesplorate» e che le alternative sono «una catastrofica uscita senza accordi o un annullamento della Brexit». Ha usato poi parole dure contro Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, accusandolo di «pensare solo a nuove elezioni e al suo successo personale».

Le opposizioni contro – È molto difficile che voti a favore dell’accordo possano arrivare dai banchi delle opposizioni. In un articolo sul Guardian Corbyn ha affermato che l’accordo May è il peggiore possibile e che il Labour saprebbe ottenerne uno più favorevole, invocando quindi nuove elezioni in caso di mancata ratifica martedì e proponendosi anche per un governo di minoranza senza passare dalle urne. Vista la presa sul partito del leader laburista, forte del successo alle elezioni generali dello scorso anno dove guadagnò 30 deputati e crebbe del 9%, è difficile che un numero sufficiente di parlamentari decida di votare in disaccordo con lui. Contrari anche gli indipendentisti scozzesi e i liberal-democratici, che vorrebbero annullare la Brexit, forti anche del recente annuncio della Corte europea di giustizia che la cancellazione sarebbe in via giuridica legittima.

Gli scenari futuri – Se l’accordo dovesse essere approvato nonostante tutto, l’uscita del Regno Unito rimarrebbe sospesa per due anni fino al 2020, prorogabili, durante i quali verrebbero stipulati i termini del divorzio. Il Regno Unito rimarrebbe temporaneamente all’interno del mercato unico europeo e sarebbe permessa la libera circolazione delle persone. In caso di voto contrario, com’è probabile, è difficile ci sia il tempo di una rinegoziazione generale, come sperano sia i fautori di una Brexit più dura sia i laburisti, prima della data fatale del 29 marzo 2019, oltre la quale l’uscita del Regno dalla Ue entrerebbe in vigore anche senza accordi. Il tempo è poco anche per nuove elezioni generali, per le quali oltretutto i sondaggi prevedono un sostanziale pareggio tra laburisti e conservatori e quindi un Parlamento senza maggioranza come avvenuto nel 2017. Tra i Remainer più intraprendenti circola la proposta di un nuovo referendum o addirittura l’annullamento della Brexit per via parlamentare. Questa scelta però esporrebbe il paese a gravi proteste: già domenica 9 dicembre l’Ukip, il partito principale sostenitore della Brexit e che ora si sta spostando su posizioni di ultradestra, è sceso in piazza a manifestare contro il tradimento che l’accordo May sarebbe nei confronti del referendum del 2016. Durante la marcia sono stati esposti anche un cappio e un patibolo contro i “traditori”.