“Brexit means Brexit” diceva così Theresa May, primo ministro inglese, all’agitarsi delle acque dopo il voto per l’uscita dall’UE. Un’affermazione che non lasciava spazio a fraintendimenti. Soprattutto ora che la House of Commons ha dato il via libera del Parlamento all’uscita dall’Unione Europea. Ma la Scozia, al contrario, all’Europa ci tiene e che chiede un nuovo referendum per l’indipendenza in modo da rimanere all’interno della comunità europea. “Lo fisseremo alla fine delle trattative, quando si sapranno le condizioni”, ha detto Nicola Sturgeon, premier scozzese.
Il voto – Lunedì 13 marzo la House of Commons, il Parlamento inglese, hanno dato il consenso per avviare le trattative della Brexit. Hanno così ufficializzato la possibilità di iniziare a stabilire le modalità e le tempistiche che vedranno il Regno Unito uscire dall’Unione Europea. Modalità che andranno discusse con Bruxelles. Già da domani Theresa May si potrà appellare all’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che sancisce la possibilità di divorzio dall’Unione. Per quanto riguarda i tempi, invece, è tutto già stabilito: il regno di Elisabetta II dovrà farlo entro il 2019, come fissato subito dopo l’esito della votazione del 23 giugno scorso.
La Scozia – Aveva vinto il Leave, ma non in Scozia. Nel nord dell’Inghilterra la percentuale del Remain aveva ottenuto un 62% contro il 38% del fronte opposto. Una percentuale netta aveva visto prevalere la voglia di rimanere all’interno dell’Europa. Ma non è bastata a livello nazionale. Un’insoddisfazione che ha accresciuto, in Scozia, la volontà di rendersi indipendenti dal Regno Unito.
Gli scozzesi avevano già affrontato un primo referendum sull’indipendenza nel 2014. In quel caso, il 55% dei votanti decise di rimanere sotto la corona di Elisabetta II. Ma ora, che l’indipendenza di cui si parla è quella dall’Unione Europea, la Scozia torna a farsi sentire. E lo fa tramite le parole del suo primo ministro. “Il governo britannico nega qualsiasi compromesso che ci permetta di rimanere almeno dentro il mercato comune europeo”, ha dichiarato la Sturgeon durante un discorso a Edimburgo. E ha aggiunto “Rispetto al 2014, i termini della questione sono cambiati. Non sapevamo che restare parte del Regno Unito avrebbe voluto dire escluderci dall’Unione Europea”.
May e Sturgeon – Hanno opinioni divergenti le due leader britanniche. Theresa May, convinta sostenitrice del Leave – la Brexit – sta negoziando l’uscita del Regno Unito con Bruxelles e sembra non voler sentir parlare di un secondo referendum indipendentista per la Scozia. E lo ribadisce tramite un portavoce di Downing Street, casa del primo ministro. “Non accetteremo niente che leghi le mani al primo ministro. Un secondo referendum sarebbe divisivo e provocherebbe “enorme incertezza economica”. Il governo May s’impegna peraltro a negoziare ora la Brexit “nell’interesse di tutte le nazioni” del Regno Unito.
Nicola Sturgeon invece sostiene che il referendum avverrebbe a fine contrattazioni, ma prima che l’uscita sia effettiva, in modo da essere a conoscenza delle richieste di entrambe le parti e le loro conseguenze. E i sondaggi, questa volta, sembrano premiare l’indipendenza scozzese.