Non c’è pace per Theresa May e chissà se e quando arriverà. Dopo aver scacciato (per ora), grazie al voto del 13 marzo, lo spettro del no deal sulla Brexit, l’instancabile premier britannica ha fatto la sua ultima richiesta al parlamento: rinvio. Oggi, 14 marzo, la Camera dei Comuni sarà chiamata ancora una volta ad esprimersi sulla questione Brexit e in particolare su una possibile richiesta all’Unione Europea di un rimando, oltre la scadenza originaria del 29 marzo 2019. Il “delay” è una delle poche opzioni rimaste per continuare a dialogare con Bruxelles che, nelle ultime ore, ha fatto sapere di essere aperta ad un’estensione lunga. «Durante le mie consultazioni prima del Consiglio europeo, chiederò ai 27 leader dell’Ue di essere aperti per un’estensione lunga» ha detto il presidente in carica del Consiglio europeo, Donald Tusk, concedendo così a Londra la possibilità di ripensare ancora una volta alla propria strategia di uscita dall’Ue.

 

 

La richiesta- «Possiamo negoziare un nuovo accordo, anche se la Ue ha messo in chiaro che questo è l’unico disponibile» ha spiegato May, specificando che il voto per la nuova mozione sarà possibile soltanto con il piano già approvato. Per i tempi tutto dipenderà dalla decisione del parlamento: se entro il 20 marzo il testo dell’accordo fino ad ora respinto verrà accettato si procederà per una richiesta di estensione non oltre il 30 giugno. In caso contrario la proroga potrebbe arrivare anche oltre le elezioni di Strasburgo del prossimo maggio.

No al no deal – Le sorprese a Londra non sono mancate neanche nella giornata di ieri. Dopo la bocciatura dell’accordo sulla Brexit negoziato dalla premier con Bruxelles, era previsto che si votasse su una mozione del governo per escludere o meno la possibilità di no deal, in caso di non accordo entro la data del 29 marzo. L’uscita dalla Ue senza condizioni prevedeva una riduzione drastica dei dazi e delle tariffe di entrata del Paese. Con un colpo di scena e una maggioranza di soli quattro voti, il parlamento ha approvato però un emendamento ancora più radicale di quello chiesto da Theresa May, anche se non vincolante: il no deal non accadrà a prescindere da ogni scadenza. Se fino a questo momento l’ipotesi di un’uscita netta per il governo sarebbe stata valutata nel caso di un mancato accordo entro il 29 marzo e con le condizioni descritte dalla mozione della premier, ora sembra quindi essere scongiurata a prescindere.