Ursula von der Leyen al World Economic Forum di Davos (ANSA)

Dopo l’annuncio della presidente Ursula von der Leyen di un nuovo piano normativo industriale europeo al World Economic Forum di Davos, la Commissione Europea ha presentato a Bruxelles il Green Deal Industrial Plan, la manovra mirata a rendere l’industria europea zero emissioni competitiva.

La strategia ha come obiettivo quello di potenziare la capacità produttiva dell’Ue nell’ambito delle tecnologie e del settore net-zero, ma anche di far fronte alla minaccia rappresentata dall’Industrial Recovery Plan statunitense, il piano di sussidi pubblici da 370 miliardi di dollari del governo USA che rischia di dirottare oltreoceano gli investimenti destinati alle aziende in Europa.

I primi passi del Green Deal – «Abbiamo un punto di partenza molto solido come Unione europea. L’Europa è leader nell’innovazione e nella diffusione di tecnologie zero emissioni. Abbiamo iniziato tre anni fa, siamo stati i primi con il Green Deal europeo. Abbiamo trasformato in legge i nostri obiettivi», ha affermato la presidente nel corso della plenaria. L’11 dicembre 2019 l’Ue aveva presentato il Green Deal europeo, con cui il vecchio continente si è impegnato a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Con la ratifica della “Normativa Europea sul Clima” del giugno 2021,  l’Ue lo ha reso vincolante, aggiungendo l’obiettivo intermedio di ridurre emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

Green Deal Industrial Plan, i quattro pilastri – «La comunicazione che presentiamo oggi ha quattro pilastri. Il primo è definito da un ambiente normativo favorevole per le industrie a zero emissioni; il secondo è rappresentato dai finanziamenti nazionali e dell’UE; il terzo si sofferma sulla garanzia di competenze adeguate per la transizione verde; il quarto prevede un’agenda commerciale ambiziosa». Sono questi i quattro punti della manovra, che integrerà il Green Deal europeo e il REPowerEU, il piano che punta a rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi prima del 2030.

Il primo pilastro è legato alla promozione di un quadro normativo più leggero e semplice con il Net-Zero Industry Act: l’Europa si concentrerà sullo sviluppo di tecnologie chiave per il passaggio alla politica zero emissioni, accelerando l’attuazione delle manovre e promuovendo progetti strategici ad ampio respiro. Le normative saranno affiancate al Critical Raw Materials Act, per garantire beni fondamentali come le terre rare, essenziali in chiave della transizione. Inoltre, sarà lanciata una riforma del mercato elettrico, così da poter aiutare i cittadini europei nell’accesso alle energie rinnovabili a costi più contenuti.

Il secondo pilastro si muove sul tema dei finanziamenti: Ursula von der Leyen ha sottolineato l’importanza di utilizzare le risorse del fondo RepowerEU, che garantisce complessivamente 250 miliardi di euro. Importante il tema della competitività all’interno dell’Unione: «Dobbiamo stare attenti ed evitare qualsiasi tipo di frammentazione del mercato unico. Pertanto, la parità di condizioni interne è importante quanto la parità di condizioni che vogliamo a livello globale». La presidente spinge quindi a garantire condizioni paritarie all’interno del mercato unico, facilitando l’accesso agli aiuti per una transizione ecologica più rapida. A disposizione dell’ambizioso piano industriale europeo anche il fondo InvestEu, che a differenza di RepowerEU non si concentra sugli Stati membri ma sui progetti. Infine, per incentivare la decarbonizzazione dei processi industriali e garantire vantaggi fiscali, sarà introdotto il Temporary State aid Crisis and Transition Framework, strumento per favorire un accesso immediato agli aiuti di Stato e incoraggiare i paesi membri a semplificare la normativa sul verde europeo.

Il terzo pilastro è relativo alle competenze: «Riusciremo ad avere un’industria prospera a zero emissioni nell’Unione europea solo se ci sarà abbastanza personale qualificato», ha affermato la presidente. Secondo le proiezioni della Comunità Europea, nell’immediato futuro il 35%-40% dei posti di lavori disponibili e degli investimenti dovrebbe essere nel settore della transizione ecologica. Il 2023 è l’anno europeo delle competenze: l’Ue incoraggerà tutti gli Stati Membri ad utilizzare i fondi pubblici e privati destinati alla formazione delle competenze green e a favorire l’ingresso di giovani qualificati provenienti da nazioni non comunitarie nel mercato europeo.

Il quarto ed ultimo pilastro riguarda i rapporti commerciali e la supply chain: al momento, l’Ue sta lavorando per concludere accordi con Messico, Cile, Nuova Zelanda e Australia sulla transizione verde, e sta facendo progressi con India e Indonesia. Il commercio internazionale e la cooperazione economica globale sono, secondo von der Leyen, uno strumento centrale per sviluppare una rete di libero scambio e altre forme di cooperazione con i partner internazionali. La Commissione, infine, ha aperto un tavolo di consultazione sulla creazione di un Critical Raw Materials Club, per permettere un corretto ed equilibrato approvigionamento delle risorse dai Paesi che ne detengono maggiori quantità.

No al debito comune – In sintesi, la Commissione Europea ha messo in campo nell’immediato le strategie per supportare industria e Stati membri attraverso un piano di redistribuzione dei fondi già esistenti.  Contrariamente da quanto proposto dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, tuttavia, von der Leyen è reticente all’idea di utilizzare strumenti finanziari a lungo termine di debito comune come SURE, che era stato creato durante la pandemia di Covid-19 per fornire prestiti ai Paesi dell’Ue e per finanziare meccanismi come la cassa-integrazione: «Sono stata la prima promotrice di SURE, ma la situazione allo stato attuale è diversa e dobbiamo guardare alle esigenze attuali».