Patrick M. Shanahan / Foto NATO

Il nome della Boeing continua a rimanere nell’aria. Questa volta la compagnia aerea è legata ad un’indagine interna aperta dallo stesso Pentagono sul Segretario della Difesa ad interim, Patrick Shanahan. Il Dipartimento della Difesa statunitense ha avviato un’indagine sul proprio capo, sospettato di aver favorito la Boeing, compagnia per cui ha lavorato per trent’anni prima di entrare nell’amministrazione Trump. L’indagine del Pentagono è partita in seguito alle accuse del Citizens for Responsibility and Ethics in Washington (CREW), un’organizzazione no profit il cui scopo è quello di controllare che governanti e istituzioni si comportino in maniera etica. Secondo quanto riporta il Washington Post, il CREW ha inviato una lettera all’ispettore generale in cui sottolineava che, in diverse occasioni pubbliche, Shanahan ha rilasciato «numerose dichiarazioni per promuovere la Boeing e mettere in cattiva luce le compagnie concorrenti». Shanahan, attraverso uno dei suoi portavoce, il tenente colonnello Joe Buccino, ha negato di aver fatto dei favoritismi ed è fiducioso che l’indagine «eliminerà ogni eventuale conflitto di interessi, reale o percepito».

Trent’anni nei cieli – Nato nello stato di Washington il 27 giugno 1962, Shanahan era entrato nella Boeing nel 1986, per rimanerci fino al 2017. Per la compagnia di Seattle, Shanahan era arrivato a ricoprire la carica di vice-presidente, dopo aver supervisionato diversi progetti. Nel giugno del 2017 aveva abbandonato la compagnia aerea per entrare nello staff di Jim Mattis, il precedente Segretario della Difesa. Shanahan ha poi sostituito Mattis lo scorso primo gennaio, quando il presidente Donald Trump aveva deciso di anticipare l’addio del predecessore. Mattis, infatti, aveva già comunicato le proprie dimissioni, previste per fine febbraio, per differenze di visione sulle alleanze internazionali strette dal Presidente.

Il disastro in Etiopia – Della compagnia aerea di Seattle si continua a parlare anche per i due 737 Max 8 precipitati in cinque mesi. La Federal Administration Aviation, ovvero l’authority Usa che vigila sulla sicurezza nei cieli, ha reso noto che la Boeing rilascerà una versione aggiornata del software di controllo degli aerei e un programma di formazione dei piloti. L’obiettivo della Boeing è di far fronte ai problemi generati dalla versione precedente del sistema di controllo automatico, la cui difficile gestione da parte dei piloti potrebbe essere stata una delle cause dei disastri molto simili avvenuti in Etiopia e Indonesia. Dal punto di vista finanziario, il valore delle azioni della Boeing rimane stabile intorno ai 376 dollari. Dopo il crollo verticale avvenuto tra l’8 e il 12 marzo, in cui il valore di un’azione è diminuito dai 422 agli attuali 375 dollari, il colosso dei cieli è riuscito a stabilizzare la situazione. Il tutto in attesa che l’analisi francese sulle scatole nere dell’Etiophian Airlines 302 dia qualche indicazione in più sulle cause del disastro avvenuto in Etiopia.