David Cameron, 46 anni, premier britannico dal 2010 (Oli Scarff/Getty Images)

«Il nostro approccio non significa voler voltare le spalle all’Europa». All’indomani dell’atteso discorso sui rapporti con l’Ue, pronunciato da David Cameron nella sede di Bloomberg, giovedì 24 gennaio il premier britannico torna a parlare di Europa al World Economic Forum di Davos. «Il nostro approccio è rendere l’Unione europea più competitiva, aperta, flessibile. E garantire un posto al Regno Unito all’interno di essa». Un posto, però, che «funzioni per il Regno Unito» e che sia accettato dai britannici: «Questo non è solo un bene per la Gran Bretagna, è anche necessario per l’Europa», ha aggiunto il primo ministro, dopo aver ribadito di «non avere alcuna intenzione di entrare nell’euro».

Una precisazione resa quasi necessaria dal precedente intervento e dalla promessa di indire un referendum sulla permanenza del Paese nell’Unione Europea: «Daremo al popolo britannico un referendum con una scelta molto semplice, dentro o fuori dall’Europa». Spetterà dunque alla gente decidere se rinnovare il rapporto con Bruxelles o voltare le spalle, una volta per tutte, all’Europa unita nella diversità, come recita il suo motto. La consultazione si svolgerà al massimo nel 2017, sempre se Cameron verrà rieletto a Downing street nel 2015. Ciò che è certo è che la questione europea sarà al centro della prossima campagna elettorale del leader conservatore.

«Non voglio un accordo migliore solo per noi, semmai lo voglio per l’Europa intera». Con un tono un po’ astioso, il premier ha più volte ribadito che la sua linea dura, in realtà, farà bene anche agli altri 26: «I cittadini britannici sono espropriati delle decisioni e ciò significa che il loro standard di vita è messo in pericolo dall’austerità e dalle tasse che servono a salvare i governi sull’altra sponda del continente».

Gioisce, nel frattempo, la stampa popolare inglese più fieramente antieuropea. «Abbiamo vinto la nostra crociata», titola il Daily Express. The Sun, proprietà di Rupert Murdoch – che a lungo si è battuto contro l’Ue – ironizza: «No, no – per prima cosa crei scompiglio – solo dopo decidi se stare dentro o fuori», dichiara Cameron in una vignetta. Tra le mani ha la bandiera dell’Europa, che agita al cospetto di Merkel, Holland, Van Rompuy, Barroso e Schulz: per l’opinione pubblica, i veri interlocutori della Gran Bretagna. Tra i quali Mario Monti non trova spazio.

Giulia Carrarini