Prosegue la scelta dei membri del prossimo governo da parte di Donald Trump. Mercoledì 13 novembre il neo eletto presidente ha annunciato due nuove nomine in incarichi molto influenti e ne ha confermata una terza, pescando sempre dal bacino di fedelissimi della sezione più intransigente del suo movimento MAGA (Make America Great Again). La scelta più importante è quella del segretario di Stato (il ministro degli Esteri) affidata a Marco Rubio, 53 anni e attuale senatore della Florida per il partito Repubblicano. Uscito sconfitto dalle primarie del 2016, Rubio è diventato uno dei primi sostenitori di Trump allineandosi alle posizioni in politica estera del tycoon. Negli anni, ha affiancato alle idee molto dure nei confronti di Cina, Iran e Venezuela, anche il sostegno a Israele e al diritto incondizionato di rispondere violentemente agli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
La filorussa e l’indagato – Di idee simili a quelle di Rubio in politica estera è anche Tulsi Gabbard, ex deputata democratica per le Hawaii dal 2013 al 2021 e ora, dopo il passaggio ai repubblicani, nominata responsabile di tutte le agenzie di Intelligence. Divenuta sostenitrice di Trump dopo le critiche all’amministrazione di Barack Obama e la sconfitta contro Joe Biden alle primarie del 2020, Gabbard si è fatta notare per la netta opposizione agli aiuti statunitensi all’Ucraina e alla vicinanza con le politiche di Vladimir Putin. Insieme a quella di Rubio, la sua nomina offre un primo indizio concreto della direzione della futura politica estera, con un disimpegno progressivo dalle situazioni in cui gli interessi americani appaiono meno rilevanti. Importante la nomina del deputato della Florida Matt Gaetz a Procuratore Generale, l’equivalente del nostro ministro di Giustizia. Gaetz ha 42 anni e secondo Trump: «ricostruirà la fiducia degli americani nel dipartimento della Giustizia». La nomina ha generato diverse critiche perché Gaetz è attualmente sottoposto ad un’indagine del comitato etico della Camera per le accuse di molestie sessuali e utilizzo di droghe illegali che lui ha sempre respinto. Fedelissimo di Trump, nel 2023 ebbe un ruolo importante nella rimozione di Kevin McCarthy come speaker della Camera, votando la mozione di sfiducia sostenuta dai democratici e dall’ala più radicale del partito repubblicano. Confermata anche la nomina di Kristi Noem come segretaria alla Sicurezza interna. Noem, 52 anni, è la governatrice repubblicana del South Dakota e potenziale candidata vice presidente prima dell’uscita del suo ultimo libro in primavera, dove raccontò di aver sparato e ucciso il suo cane Cricket, perché aggressivo e difficile da addestrare.
Le nomine già confermate – Tra le nomine già confermate, quella che ha fatto più discutere riguarda il prossimo segretario alla Difesa Pete Hegseth, presentatore televisivo di Fox News ed ex soldato di stanza in Afghanistan e Iraq. La nomina ha generato diverse discussioni riguardo il curriculum del quarantaquattrenne, laureato a Princeton e Harvard ma giunto solo al grado di capitano nella sua carriera militare e quindi non considerato abbastanza esperto per la carica. La scelta di Hegseth si iscrive nel solco di una decisione ben precisa da parte di Trump: costruire il proprio governo con elementi di provata fede, così da rendersi impermeabile alle ingerenze di quel Deep State (così chiama le agenzie federali indipendenti) tanto attaccato in campagna elettorale. Inoltre, Trump vuole assicurarsi in questa fase un segretario alla Difesa con cui avere rapporti migliori di quelli avuti con Jim Mattis e Mark Esper, ministri nella precedente gestione repubblicana e molto critici con il tycoon. Già confermata anche la nomina a capa di Gabinetto di Susie Wiles, vera artefice del ritorno sulla scena politica di Trump dopo gli eventi del 6 gennaio 2021, e quella di Elon Musk a consigliere per il dipartimento per l’efficienza del governo.
Questioni in sospeso – Tra gli incarichi più importanti già confermati, la nomina di Lee Zeldin a nuovo capo dell’EPA – l’ente governativo che si occupa della tutela dell’ambiente – indica la strada che il governo Trump intraprenderà sul cambiamento climatico (con il già annunciato ritiro dall’accordo sul clima di Parigi del 2015). Infine, la scelta dell’ex pastore battista Mark Huckabee come ambasciatore di Israele conferma l’intenzione di mantenere salde le relazioni con il paese alleato. Nelle prossime settimane si attendono le nomine al Tesoro e ai Trasporti, così come un’indicazione per il segretario per le politiche energetiche.