Pan per focaccia. L’arresto della direttrice finanziaria di Huawei non è rimasto impunito e la Cina ha deciso di portare avanti il conflitto indiretto con il Canada, considerato un fiancheggiatore ostile degli Stati Uniti. Il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Lu Kang, ha confermato le indiscrezioni della stampa sull’arresto dell’ex diplomatico Michael Kovrig, con l’accusa di raccolta di segreti di Stato, e del consulente in rapporti con la Corea del Nord Michael Spavor, per furto di segreti e diffusione illegale all’estero. Il rapporto di sfiducia reciproca formatosi negli ultimi sei mesi tra Ottawa e Pechino è stato però nuovamente aggravato da Washington, che ha posto nuovi ostacoli alle libere operazioni in terra americana del gigante asiatico delle telecomunicazioni.
Fronte canadese – Meng Wanzhou, vicepresidente del consiglio di amministrazione di Huawei, nonché figlia del fondatore Ren Zhangfei, era stata arrestata a Vancouver ai primi di dicembre in base a un mandato emesso dagli Stati Uniti con relativa richiesta di estradizione (e poi liberata su cauzione milionaria con l’obbligo di restare in città). Le accuse, sempre smentite, riguardavano violazioni alle sanzioni americane contro l’Iran e frode. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva esortato gli alleati dell’America a diffidare delle strutture di Huawei, suggerimento subito raccolto dall’inglese British Telecom. L’udienza di Meng Wanzhou, dopo la quale sarà divulgato l’esito della sua estradizione negli Usa, è fissata al 3 settembre. La Cina, che ha confermato l’arresto, spera però che il Canada si astenga da «irresponsabili» valutazioni sul caso. Secondo quanto riportato dal quotidiano di Toronto The Globe and Mail, infatti, il ministro degli Affari Esteri Chrystia Freeland ha sostenuto che «il Canada condanna il loro arresto arbitrario, così come condanniamo la loro detenzione arbitraria del 10 dicembre». Nel braccio di ferro bisogna includere anche la condanna a morte (non eseguita) di due canadesi per traffico di droga a gennaio e la sospensione delle importazioni di alcuni prodotti.
Fronte americano – Nel contesto delle sanzioni unilaterali contro il dragone, Trump ha deciso di iscrivere la compagnia, la maggiore società privata cinese al mondo, tra i 70 dell’Entity List, la lista nera del commercio americano. Le conseguenze non sono senza peso: divieto di vendita di apparecchiature Huawei a società di telecomunicazioni statunitensi e divieto di acquistare o trasferire tecnologia da società come Intel, Micron e Qualcomm, salvo l’opzione di una licenza apposita. Huawei, dopo aver ricordato che questo trattamento aprirà a gravi questioni legali, ha indicato come prime vittime della limitazione le imprese e i consumatori. «Il divieto», ha comunicato, «non servirà a rendere gli Usa più sicuri o più forti, ma servirà solo a obbligarli ad alternative inferiori e più costose, lasciando in ritardo il Paese nella distribuzione del 5G». Le accuse del Bureau of Industry and Security (Bis) sono giustificate dalla salvaguardia delle reti di telecomunicazioni americane. Il portavoce del ministero cinese del Commercio, Gao Feng, ha ricordato sulla scia delle crescenti sanzioni americane che «la Cina ha già enfatizzato che il concetto di sicurezza nazionale non dovrebbe essere abusato e usato come strumento per il protezionismo commerciale».