Il fantasma della guerra fredda torna ad agitare la comunità internazionale. Nemmeno il Cremlino si aspettava la compattezza di Stati Uniti ed Europa nella decisione di espellere dai propri Paesi oltre cento diplomatici russi. La mossa arriva in risposta all’avvelenamento, con l’uso di gas nervino, dell’ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia lo scorso 4 marzo a Salisbury, nel Regno Unito. Londra, gli altri alleati della Nato e l’Unione europea ne ritengono la Russia responsabile. «Quasi un atto di guerra», secondo alcuni, l’utilizzo di un agente chimico di tipo militare utilizzato su suolo straniero. Questa l’interpretazione degli alleati Nato, che hanno deciso di muoversi compatti contro la Russia e il suo presidente Vladimir Putin, appena rieletto.

Le espulsioni – La prima a reagire era stata la stessa Gran Bretagna: 23 i diplomatici russi mandati a casa pochi giorni dopo l’avvelenamento di Skripal e figlia. Ma lunedì 26 marzo decine di Paesi sulle due sponde dell’Atlantico – di cui 16 della Ue, compresa l’Italia – hanno manifestato solidarietà a Londra, seguendone l’esempio. Berlino e Parigi hanno cacciato quattro diplomatici russi. Roma due. Ma la risposta più dura è arrivata dal presidente Usa, Donald Trump. Addirittura 60 i diplomatici per i quali il presidente ha ordinato l’espulsione, tutti bollati come “spie”: 48 sono in servizio presso l’ambasciata di Washington e 12 presso la rappresentanza russa al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York. Entro sette giorni dovranno lasciare il territorio degli Usa. Il presidente americano, accusato di essere morbido e accondiscendente con Mosca, ha ordinato anche la chiusura del consolato russo di Seattle. Sarebbe troppo vicino a una base di sottomarini nucleari e al quartier generale del colosso dell’aeronautica Boeing. A essere solidali con Londra anche molti Paesi dell’ex campo sovietico. L’Ucraina ha messo alla porta 13 diplomatici russi.

Mosca: «Reagiremo» – Immediata la reazione di Mosca, la cui ira non si è fatta attendere. «Risponderemo», è stata la minaccia del ministero degli Esteri russo, che accusa Londra di aver assunto sul caso Skripal posizioni «ipocrite e piene di pregiudizi». La critica agli alleati del Regno Unito è di «seguire ciecamente il principio dell’unità euro-atlantica a spese del buon senso e del dialogo». La decisione corale di allontanare i diplomatici russi è invece stata accolta con soddisfazione dal governo di Sua Maestà. La premier Theresa May, parlando alla Camera dei Comuni, ha detto che la ritorsione diplomatica collettiva «è una risposta alla minaccia» che Mosca pone «alla sicurezza di tutti noi, non solo un segno di solidarietà» verso la Gran Bretagna

L’Italia si allinea (per ora) –  A Roma si è scelto di non rompere la compattezza europea, ma resta l’idea che con un attore chiave degli equilibri internazionali (e ottimo partner commerciale ed energetico per il Paese) come Mosca il dialogo non vada chiuso. Per questo motivo non si è voluto calcare la mano e il numero dei funzionari russi allontanati è ridotto rispetto a Francia e Germania, che ne hanno cacciati quattro. L’Italia resta nei binari dell’alleanza atlantica, ma mantiene una posizione più dialogante. In una fase di transizione politica, in attesa di un nuovo esecutivo che sia espressione del Parlamento appena rinnovato, la linea del Governo è stata condivisa con il Quirinale. Ma l’uomo forte del centrodestra uscito vincitore dal voto del 4 marzo, Matteo Salvini, ha sconfessato la scelta delle espulsioni e ha subito invocato un cambiamento di linea: «Isolare e boicottare la Russia, rinnovare le sanzioni economiche ed espellerne i diplomatici non risolve i problemi, anzi li aggrava. Io al governo non avrei fatto una scelta del genere». Stessa linea espressa dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «Trovo inaccettabile che un Governo dimissionario decida di espellere due funzionari dell’ambasciata russa. Sono gli ultimi colpi di coda di un governo asservito alla volontà di Stati esteri che per fortuna sarà messo presto nelle condizioni di non nuocere più agli interessi nazionali italiani».

«Occidente unito» e «solidarietà limitata» – L’espulsione di oltre 100 diplomatici russi ha suscitato i commenti dei principali quotidiani italiani. Sul Corriere della Sera Franco Venturini ha scritto che «per Usa ed Europa è necessario dimostrare unità in tema di sicurezza, dopo la lunga serie di disaccordi registrati da quando Donald Trump è alla Casa Bianca». Anche perché il principale obiettivo della strategico della Russia è sempre stato e rimane quello di «dividere l’Occidente e indebolire i legami transatlantici». Secondo l’editorialista del Corriere, «l’Italia rischia invece di andare contromano, se il futuribile nuovo governo pretenderà di essere amico tanto di Trump quanto di Putin». Su Repubblica, invece, Paolo Garimberti parla di «solidarietà limitata» e aggiunge che se si vuole davvero colpire la Russia «bisogna mirare ai veri punti deboli di Putin: si dovrebbero inasprire le sanzioni e boicottare i Mondiali di calcio».