L’estradizione in Italia è ancora lontana, ma Cesare Battisti sarà controllato in ogni suo spostamento dalla polizia brasiliana. La corte di giustizia locale ha ordinato l’applicazione del braccialetto elettronico all’ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), già condannato all’ergastolo in via definitiva dalla giustizia italiana per quattro omicidi. La misura è stata presa in relazione all’accusa per evasione fiscale che pende su Battisti dallo scorso 4 ottobre, quando venne arrestato alla frontiera tra Brasile e Bolivia e gli fu contestato il tentativo di esportare illegalmente denaro all’estero. Battisti venne fermato alla frontiera in possesso di 10 mila reais, molto al di sopra del limite che la legge permette di portare all’estero senza che venga dichiarato. Pochi giorni dopo l’arresto, Battisti è stato rilasciato a condizione di rispettare due misure restrittive, l’obbligo di residenza nello Stato di San Paolo e l’obbligo di presentarsi ogni mese in Tribunale. Il braccialetto elettronico si aggiunge a queste condizioni.

Estradizione in stallo – Dopo il fermo Battisti era stato rilasciato e il processo a suo carico si trova attualmente in una fase di stallo. Lo scorso 24 ottobre la Corte suprema brasiliana ha rinviato, per un difetto di procedura, la decisione sulla richiesta di ‘habeas corpus’ che è stata presentata dai legali dell’ex terrorista. Richiesta che ha lo scopo di scongiurare l’estradizione in Italia di Battisti. E il processo è al momento fermo perché la Corte non ha ancora stabilito una data per una nuova udienza, a cui l’Italia guarda con particolare interesse. Dopo l’ultima decisione del Supremo tribunale federale, che lo scorso 30 ottobre ha qualificato i ricorsi dei difensori di Battisti come reclamo costituzionale, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha affidato all’avvocato brasiliano Nabor Bulhoes il compito di difendere gli interessi della Repubblica italiana nel procedimento di estradizione a carico di Battisti di fronte al Supremo tribunale federale e in ogni eventuale fase successiva.

Gli omicidi – Cesare Battisti è condannato in Italia all’ergastolo per quattro omicidi, due commessi materialmente e due in concorso, per i quali si è sempre dichiarato innocente. La sua fuga dall’Italia inizia nel 1981, quando evade dal carcere per trovare rifugio al di fuori dei confini italiani con lo status di rifugiato politico, reinventandosi come scrittore di romanzi noir. Classe ’54, Battisti si avvicina ai Proletari Armati per il Comunismo, formazione terroristica di estrema sinistra, all’inizio degli anni ’70. Unitosi ai Pac, comincia la sua attività terroristica. Nel giugno ’78 uccide a Udine Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, accusata dai Pac di maltrattare i detenuti. Nel febbraio dell’anno seguente, sono attribuibili a Battisti l’omicidio di Pierluigi Torregiani e di Lino Sabbadin, entrambi negozianti protagonisti di episodi di resistenza a rapina. Per l’omicidio Torregiani (il cui figlio, all’epoca 15enne, rimase ferito e da allora vive su una sedia a rotelle), Battisti è stato condannato come co-organizzatore, mentre per l’omicidio Sabbadin offrì una copertura armata agli esecutori materiali. Per l’omicidio dell’agente della Digos Andrea Campagna, dell’aprile ’79, Battisti è stato condannato come esecutore materiale.

Francia prima, Brasile poi – Tutte le condanne sono in contumacia, perché Battisti fugge dal carcere di Frosinone nel 1981 e si rifugia in Francia, dove riesce a beneficiare della cosiddetta “dottrina Mitterrand”. In quegli anni la Francia adotta una particolare politica sul diritto d’asilo, volta a non concedere l’estradizione chi è imputato o condannato per azioni violente ma d’ispirazione politica contro qualsiasi Stato che non sia quello francese. La condizione è che l’autore rinunci alla violenza. Ma con l’arrivo di François Chirac alla presidenza, la Francia cambia politica e autorizza l’estradizione di Cesare Battisti, costretto così a fuggire in Brasile, un Paese dove non c’è l’ergastolo e la pena massima è di 30 anni. Il presidente Lula rifiuta l’estradizione di Battisti in Italia e gli concede diritto d’asilo e visto. Anche Dilma Rousseff, presidente dopo Lula, nega l’estradizione di Battisti. Ma è con l’arrivo del nuovo presidente Michel Temer che l’Italia sta cercando di approfittare del cambio di clima politico, tornando alla carica con una nuova richiesta di estradizione di Battisti. Confidando nel fatto che Temer si era già espresso a favore prima di diventare presidente.