In Sala Buzzati: Maurizio Ferrera, Alberto Martinelli, Venanzio Postiglione, Alessandro Cavalli e Adriana Cerretelli

In Sala Buzzati (da sinistra): Maurizio Ferrera, Alberto Martinelli, Venanzio Postiglione, Alessandro Cavalli e Adriana Cerretelli

Non ci pensiamo spesso, ma la parola “crisi” deriva dal greco antico krisis, che significa, tra le altre cose, “scelta”. Non ci pensiamo spesso, anche se la crisi la viviamo a casa nostra, in Europa, tutti i giorni. Una crisi simile a un tunnel sempre più buio, senza una fine, ma che allo stesso tempo può trasformarsi nella sfida decisiva, la più importante dall’inizio di questa storia. Che ne sarà di una grande idea? è la domanda che tutti ci facciamo. La stessa che ha animato l’incontro organizzato martedì dalla Fondazione Corriere della Sera per presentare il libro La società europea. Insieme agli autori Alessandro Cavalli e Alberto Martinelli, sono intervenuti anche Adriana Cerretelli, editorialista da Bruxelles de Il Sole 24 Ore, e Maurizio Ferrera, politologo e firma del Corriere della Sera.

«La Ue è sull’orlo del baratro, il rischio che si disgreghi è reale, ma nei momenti drammatici si fanno cose enormi», spiega Cavalli, rispondendo alla domanda che campeggia sullo schermo dietro alle sue spalle. La crisi non va sprecata, sintetizza in altri termini un passaggio del libro. L’emergenza dei migranti ha diviso i Paesi, gli attentati di Parigi dello scorso venerdì hanno innescato una dichiarazione di guerra che oltrepassa i nostri confini. Basta un solo passo per salvarsi dall’abisso o per precipitare senza possibilità di ritorno. La differenza sta nel non perdere di vista le ragioni. Le ragioni che ci hanno portato fino a qui: secondo Adriana Cerretelli «siamo europei immaturi, abbiamo una cultura nazionale molto radicata» a causa della quale «Bruxelles è percepita come qualcosa che distribuisce ordini, rigore, recessione, modelli anti-business». Ma anche le ragioni che ci hanno portato a creare un’Unione di 28 Paesi non vanno dimenticate: parlando con i numeri, l’Europa rappresenta il 7 per cento della popolazione mondiale, il 25 per cento del Pil globale e il 50 per cento della spesa per il welfare. Si aggiunge allora un’altra domanda a quella iniziale: come riconoscere la direzione giusta da qui in avanti per scongiurare il baratro?

Il libro scritto da Alessandro Cavalli e Alberto Martinelli

Il libro scritto da Alessandro Cavalli e Alberto Martinelli

Nella serata di martedì sono emerse tre parole su tutte, profondamente legate tra loro: leadership, concretezza, opinione pubblica. L’Europa, spiega Maurizio Ferrera, è una «fortezza di fortezze» e oggi più che mai i suoi leader hanno il compito di individuare due priorità su cui agire: la solidarietà e la sicurezza comune. In questo senso qualcosa si è già mosso: «Merkel e Hollande hanno fatto appelli agli altri Paesi (rispettivamente per la crisi dei rifugiati e dopo gli attentati nella capitale francese del 13 novembre, ndr), hanno “europeizzato” le loro crisi. È una situazione nuova, che lascia speranza». Anche Alberto Martinelli, il secondo autore del libro, parla di reazioni mirate e soprattutto concrete per affrontare lo stato di crisi: il potenziamento di Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne), la creazione di una Guardia Costiera europea e un coordinamento più efficace delle forze di polizia sono alcuni esempi proposti. Con la consapevolezza che prima ancora di pensare a misure del genere c’è una fiducia più ostica da conquistare, imprescindibile. «I leader politici non possono fare queste scelte se non c’è un’opinione pubblica almeno in parte favorevole – aggiunge Martinelli – È arrivato il momento di giocare una partita in cui i cittadini esprimono la loro volontà». Il destino dell’Europa è nelle mani della “società europea”.

 

Marta Latini