Ha 27 anni, è franco-canadese ed è cresciuto a Cap-Rouge, in Quebec. Ha studiato Antropologia e Scienze politiche, ma non si è ancora laureato. Sembra il profilo di un qualsiasi studente universitario, eppure Alexandre Bissonnette la sera del 20 gennaio ha sparato in una moschea di Quebec City, uccidendo sei persone. Poche ore dopo la strage il giovane si è costituito alla polizia, dicendosi pentito di quanto compiuto. I media canadesi hanno subito iniziato a indagare sulla sua storia: Bissonnette viene dipinto dai conoscenti come un ragazzo introverso, instabile e poco integrato, simpatizzante delle ideologie di destra. Non abbastanza, forse, per convincere gli inquirenti del movente politico dell’attentato.

Le opinioni politiche. Ammira Donald Trump e Marine Le Pen, ma anche il senatore statunitense John McCain, George Bush, il New Democratic Party canadese e le forze armate israeliane. Sono i like messi sulla sua pagina Facebook, poi cancellata dopo l’arresto, che hanno permesso alla stampa di iniziare a capire chi è realmente Alex Bissonnette. A giudicare da questi indizi, un giovane vicino ai nazionalisti, di idee politiche di destra e contrario all’immigrazione. Un ritratto molto lontano dalle affermazioni del premier canadese Justin Trudeau, che soltanto pochi giorni prima della strage aveva risposto così al bando anti-immigrati firmato da Trump: «A tutte le persone in fuga da persecuzioni, terrore e guerra, i canadesi vi daranno il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede religiosa».

Le testimonianze. Bissonnette «era un nerd non popolare, gli altri ragazzi non lo prendevano mai sul serio». Così viene descritto il killer da un suo compagno di studi, intervistato da Le Journal de Quebec. Emarginato dai coetanei, trascorreva gran parte del tempo insieme al fratello gemello. Ben note, invece, le sue posizioni politiche: «E’ vicino agli ultra nazionalisti e ai suprematisti bianchi», ha affermato un altro studente dell’Université Laval, una delle più grandi università di lingua francofona del Canada, frequentata da Bissonnette. «Amava molto Trump e aveva un malcontento permanente contro la sinistra», ha aggiunto.

L’altro fermato. Nonostante «niente lasci ritenere che vi siano altri sospetti», come ha dichiarato la portavoce della polizia del Quebec, Christine Coulombe, Alexandre Bissonnette non è stato l’unico arrestato la notte della strage. Con lui anche Mohamed el Khadir, un trentenne di nazionalità ancora ignota e considerato un «testimone» dagli inquirenti. La sua posizione è controversa, perché alcune testimonianze raccolte dai media hanno riferito di due uomini armati, e non di uno solo. Per sciogliere quest’ultimo nodo, sarà determinante la disponibilità di Bissonnette a parlare.