Il presidente Sánchez dà le carte. Il risultato è chiaro: i socialisti tornano a essere la prima forza in Parlamento dai tempi di Zapatero. Rispetto al 2008 però, per la formazione dell’esecutivo è necessario ottenere l’appoggio di altre forze. Lo scenario più probabile è quello di una coalizione con Unidas Podemos di Pablo Iglesias, a cui potrebbero aggiungersi i nazionalisti baschi (Pnv) e la sinistra repubblicana di Catalogna (Erc), il cui leader Oriol Junqueras è incarcerato per il tentato referendum catalano del 2017. La somma delle tre destre (nota anche come trifachito, i “tre fascistini”) si fermerebbe a 147 deputati, numero ben lontano dai 176 che servono per la fiducia.

Ipotesi in solitaria – «Erano undici anni che non si sentiva che il Psoe ha vinto le elezioni generali. L’abbiamo reso possibile. Il Psoe ha vinto le generali e così vince il futuro e perde il passato». Dopo due sconfitte consecutive alle elezioni, il segretario dei socialisti Pedro Sánchez celebra la sua prima vittoria. Nella nottata di festeggiamenti in calle Ferraz a Madrid, sede del partito, si sono sentiti forti i cori «con Rivera, no», ai quali il segretario ha replicato «penso sia abbastanza chiaro, no?» Sarebbe il cammino più semplice a livello numerico: la somma tra il Psoe e Ciudadanos, il partito di centrodestra di Albert Rivera, produrrebbe una solida maggioranza di 180 deputati, 4 in più di quelli necessari alla maggioranza assoluta. Dopo mesi di tensioni in campagna elettorale però questo scenario appare improbabile. Si fa avanti anche l’ipotesi di un governo di minoranza. La vicepresidente del governo, Carmen Calvo, in un’intervista radiofonica a Cadena Ser dice che «abbiamo un appoggio più che sufficiente per essere il timone di questa nave, che deve proseguire sulla sua rotta». Ha comunque mostrato apprezzamento per il supporto di Pablo Iglesias. Anche se «Podemos ci rafforza come governo progressista, sappiamo di poter proseguire con questa formula».

Il leader di Unidas Podemos, Pablo Iglesias

Il modesto risultato di Podemos – Da quando Pablo Iglesias siede in Parlamento, ha sempre agito con l’intenzione di scalzare il Psoe come principale forza di centrosinistra. L’obiettivo sembra essere fallito, ma nonostante un milione e mezzo di voti in meno i viola possono ancora giocare un ruolo importante nella prossima legislatura. Per il quotidiano barcellonese La Vanguardia «è risorto un morto», a cui sarebbe piaciuto «ottenere risultati migliori, ma sono sufficienti per quello che ci siamo proposti», dice Iglesias. «Le forze progressiste superano in numero il blocco di destra, e la Spagna si conferma inequivocabilmente plurinazionale, come mostrano i risultati catalani e baschi». Il leader di Unidas Podemos apre al dialogo con Sánchez. La quinta forza in Parlamento giocherà un ruolo fondamentale da qui al voto di fiducia.

Il capo del partito Popolare, Pablo Casado

Casado non si dimette – «È stato un pessimo risultato». Il leader del partito Popolare (Pp) Pablo Casado, l’uomo scelto nel 2018 dall’ex presidente José María Aznar per succedere a Mariano Rajoy, ammette di aver collezionato una sconfitta che a destra non si vedeva dal 1986. Ha perso l’unico popolare che aveva nei Paesi Baschi ed è quasi scomparso dalla rappresentanza catalana, dove rimane un un solo deputato. Non ha intenzione di dimettersi. Eppure pesano i 4,3 milioni di voti ottenuti, specie se raffrontati agli 11 milioni di Rajoy alle elezioni del 2011. Casado per ora si è limitato a incolpare Vox, colpevole secondo i popolari di aver frammentato il fronte di centrodestra. Spostare il baricentro del Pp a destra non ha convinto quella parte di elettorato che gli ha preferito Vox.

I festeggiamenti di Ciudadanos con il leader Albert Rivera

Rivera si proclama capo dell’opposizione – «La cattiva notizia è che Sánchez e Iglesias formeranno un governo insieme ai nazionalisti. Però la buona notizia è che c’è un progetto vincente, che ha ottenuto l’80% in più di seggi rispetto a tre anni fa», diceva nella serata di domenica Albert Rivera ai suoi militanti fuori dalla sede del partito, in compagnia dei principali dirigenti e di Inés Arrimadas, leader del partito in Catalogna. «Faremo un’opposizione leale alla Costituzione. Controlleremo questo governo». Il sorpasso di Ciudadanos sui popolari non è ancora avvenuto e Rivera rischia di essere ancora una volta la promessa incompiuta per la Spagna, eppure ci è andato vicino, a soli 219mila voti di distacco dal Pp.

I parlamentari di Esquerra republicana de Catalunya, dopo lo storico successo al Parlamento nazionale

Cosa vuole Erc – Per la prima volta nella Spagna democratica la sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) è il primo partito catalano in Parlamento. È anche la prima volta che un leader politico in Spagna viene eletto dal carcere. Erc ha superato anche la sezione catalana del partito socialista (che aderisce alla federazione centrale) imponendosi come partito di riferimento delle forze indipendentiste. Junts per Catalunya (JxCat), il cartello elettorale del PDeCat di Carles Puigdemont, ha ottenuto un risultato peggiore del 2016. L’ex presidente della Generalitat in esilio vede ulteriormente indebolito il suo ruolo di leader del procés indipendentista. I nuovi equilibri elettorarli in Catalogna potrebbero riflettersi anche sul Govern catalano, dato che il premier Catalano Quim Torra (di JxCat) non dispone della maggioranza al parlamento regionale.