Può darsi che nella “città ventosa” il vento stia cambiando. Lunedì 20 a Chicago si insedia la nuova sindaca Lori Lightfoot, un inedito quasi assoluto nel panorama statunitense. Cinquantasei anni, un passato da procuratore federale e una campagna elettorale da outsider, è la prima donna afroamericana e lesbica a guidare la terza città degli Stati Uniti. Il passaggio dall’anonimato alla fama cittadina è durato un anno, il tempo di una campagna elettorale. Ora sono tre le sfide che la attendono: un deficit da 700 milioni di dollari, la corruzione endemica del consiglio comunale e i numerosi crimini violenti in città.

L’elezione – Chicago è una città di salda tradizione democratica. Non c’è stato un sindaco repubblicano dal 1931, ma l’ultimo sindaco afroamericano era stato Harold Washington, eletto nel 1983 e morto nel 1987 mentre era ancora in carica. La prima sindaca donna era stata Jane Byrne, eletta nel 1979. Il sindaco uscente, Rahm Emanuel, aveva inizialmente annunciato la sua candidatura a un terzo mandato, per poi ritirarsi nel mese di settembre. Il ballottaggio che ha portato Lori Lightfoot in consiglio comunale segna un risultato storico: una sfida tutta al femminile tra due candidate afroamericane. Ma Toni Preckwinkle, sconfitta con appena il 26,3% dei voti, era il volto noto dell’establishment cittadino: presidente della contea di Cook (la seconda più popolosa negli Stati Uniti dopo quella di Los Angeles), è stata in consiglio comunale dal 1991 al 2010. Lightfoot si è aggiudicata la maggioranza del voto bianco, del voto nero e del voto ispanico, vincendo in tutti i 50 distretti in cui la città è divisa. Non le è mancato inoltre l’appoggio (endorsement) dei due principali quotidiani cittadini, il Chicago Sun Times e il Chicago Tribune. È diventata così la terza sindaca lesbica nella storia americana fra le prime 100 città più popolose, dopo Jenny Durkan a Seattle (Stato di Washington) e Annise Parker a Houston (Texas).

Sorveglianza della polizia – Nella corsa a 14 per la poltrona di sindaco, in pochi si erano accorti di Lori Lightfoot quando aveva annunciato la sua candidatura a maggio dello scorso anno. Nata e cresciuta in Ohio da una famiglia di origini modeste, ha vissuto quasi ininterrottamente a Chicago dal 1986. Laureata all’Università del Michigan, ha un passato da procuratore federale (assistente procuratore distrettuale dal 1996 al 2002), ma l’incarico con cui ha mosso i primi passi nella macchina municipale dal 2015 è stato quello di presidente della commissione della polizia di Chicago, che si occupa di investigare sulla condotta degli agenti in caso di mala condotta. Il sindaco Emanuel l’ha poi messa a capo di una task force che monitorava più da vicino le pratiche e la condotta della polizia in città. Lightfoot ha usato questa esperienza come trampolino di lancio per il suo primo incarico elettivo, con una piattaforma inclusiva rivolta a tutta la comunità. «Trasformeremo la nostra città. Nessuno, nessun leader, anche se è una donna, può cambiare la città da solo. Dobbiamo farlo insieme», ha dichiarato la sindaca la scorsa settimana.

Deficit – Una delle prime questioni con cui dovrà confrontarsi è l’ammontare del debito lasciato dalle precedenti amministrazioni. La squadra della sindaca, nel mese intercorso tra le elezioni e l’insediamento, ha accertato debiti ben superiori ai 700 milioni di dollari certificati dallo staff del sindaco uscente. Per la sindaca la faccenda è spinosa, ma ne è consapevole: «Sia che si tratti di deficit strutturale per il prossimo anno o meno, di obblighi sulle pensioni che dobbiamo rispettare, di interessi sul debito, contratti di polizia, pompieri e insegnanti, oltre a una serie di altre questioni, abbiamo innumerevoli sfide tra le mani. Che sia chiaro». Il debito e le pensioni potrebbero spingere l’amministrazione ad alzare le tasse, e le dichiarazioni tese a dipingere una situazione disastrosa forse servono a rendere le misure meno impopolari. Non è escluso il ricorso all’aiuto statale: «Avremo bisogno dell’aiuto di Springfield [capitale dell’Illinois, ndr]. Stiamo considerando una serie di opzioni», ha dichiarato Lightfoot».

La sindaca Lory Lightfoot e i membri del suo consiglio comunale

Il consiglio comunale – Dal 1976, circa il 16% dei membri del consiglio comunale sono stati condannati per reati associati alla corruzione e molti di loro sono poi finiti in carcere, stando alla testimonianza dell’ex consigliere e professore di scienze politiche all’Università dell’Illinois-Chicago, Dick Simpson. «Durante la campagna elettorale, ogni settimana c’era una nuova storia di corruzione a scaldare la competizione», ha dichiarato Simpson, che ha fatto notare come il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti disponga di dati che fanno risultare Chicago la città più corrotta del Paese. L’argomento della discordia, che Lightfoot vuole combattere, è il cosiddetto “privilegio consiliare” (aldermanic privilege), ovvero la facoltà di un singolo consigliere di porre il veto sulla concessione di permessi edilizi e licenze di vario tipo. «Se guardate alla storia di tutti i consiglieri accusati di crimini, il tema che li unisce è l’uso estensivo del loro privilegio consiliare», ha affermato Lightfoot in un’intervista radio. Per il consigliere Michael Rodriguez viene a crearsi un ambiente tossico: «Il consigliere più potente della città di Chicago [Ed Burke] è accusato di aver ricattato un Burger King. Questo genere di cose non deve più accadere, le attività commerciali devono poter prosperare legalmente».

Crimine – I crimini violenti sono uno dei problemi che affliggono la città: nel 2016 ci sono stati 762 omicidi, il numero più alto negli ultimi vent’anni. Fonti di polizia riferiscono che c’è stato un calo, con 650 omicidi nel 2017 e 550 vittime nel 2018. A titolo di paragone: in tutta Italia nel 2018 ci sono stati 319 omicidi. «Possiamo e vogliamo ricostruire la fiducia tra i nostri cittadini e i nostri coraggiosi agenti di polizia, così che le comunità e la polizia possano fidarsi gli uni degli altri, e non temersi», aveva dichiarato Lightfoot durante il suo discorso della vittoria, la notte del 2 aprile.