Sono quattro le domande che volano da una sponda all’altra del Pacifico. Durante la conferenza stampa a margine dei lavori del Congresso nazionale del popolo (il più importante appuntamento politico cinese) il ministro degli Esteri Wang Yi ha attaccato gli Stati Uniti con quattro domande retoriche su credibilità, fiducia, equità e libera concorrenza.
Nell’incontro con i giornalisti, l’esponente del Partito comunista ha parlato anche delle guerra in Palestina e Ucraina e dei loro rapporti con la Russia.
Doppi standard – «La sfida per gli Usa viene dal proprio interno, non dalla Cina». Il ministro Wang non ha usato mezzi termini per parlare del rapporto con l’amministrazione Biden, accusandola di avere un’«ossessione» verso l’Impero celeste. Il ministro degli Esteri ha poi voluto mettere in guardia Washington: «Se gli Stati Uniti sono ossessionati dalla repressione della Cina, finiranno per danneggiare se stessi».
Pechino ha usato la conferenza stampa anche per ricordare che il «mutuo rispetto è il prerequisito delle relazioni». Requisito non rispettato dagli Usa con le sanzioni unilaterali e le restrizioni all’export. A tal proposito, Wang ha accusato Biden di non aver mantenuto le promesse verso la Cina: «Se gli Stati Uniti dicono una cosa e ne fanno un’altra, dov’è la loro credibilità come grande Paese? Se si innervosiscono ogni volta che sentono la parola “Cina”, dov’è la loro fiducia come grande Paese? Se vuole solo prosperare ma nega lo sviluppo legittimo di altri Paesi, dov’è l’equità internazionale? Se monopolizza la fascia alta della catena del valore e mantiene la Cina nella fascia bassa, dov’è l’equità nella concorrenza?».
Dopo aver parlato dei problemi degli Usa, Wang ha ricordato i tre principi del presidente Xi Jinping sulle relazioni bilaterali, basati sull’esperienza di 50 anni di relazioni Cina-Usa: rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti. «Questi principi rappresentano il modo giuste di interazioni tra i principali Paesi», ha concluso Wang, «Crediamo che le due parti siano pienamente in grado di trovare un modo adeguato per far andare d’accordo due diversi grandi Paesi nel mondo».
Unica Cina – Un altro messaggio a Washington è arrivato quando Wang ha parlato dell’isola di Taiwan: «L’atto separatista dell’indipendenza di Taiwan rappresenta il maggior elemento distruttivo della pace e della stabilità in quello Stretto. Per salvaguardare davvero la pace, bisogna necessariamente opporsi con chiarezza all’indipendenza dell’isola. Più energicamente si persiste nel principio di una sola Cina, più sicura sarà la pace nello Stretto». Il progetto di Pechino rimane quella di un’«Unica Cina», affermando che «è solo una questione di tempo» prima di vederlo realizzato.
Il messaggio sull’indipendenza di Taiwan è arrivato poco dopo l’annuncio del presidente della Commissione Esteri della Camera americana, Mike McCaul, di partecipare all’insediamento del presidente Lai Ching-te il prossimo 20 maggio.
Palestina nell’Onu – Cessate il fuoco immediato e Palestina annessa nelle Nazioni Unite. Queste le due richieste di Wang al Palazzo di Vetro, il quale ha poi invitato alcuni membri del Consiglio di Sicurezza, ad esempio gli Stati Uniti, a «non creare ostacoli». Pechino ha inoltre ribadito la sua condanna sul massacro che si sta consumando nella Striscia di Gaza: «Nessuna ragione giustifica la continuazione del conflitto, ha affermato Wang, «la comunità internazionale deve agire con urgenza e fare dell’immediato cessate il fuoco e della cessazione delle ostilità la priorità assoluta. Garantire gli aiuti umanitari è responsabilità morale urgente».
«Una forza di pace» – Oltre al conflitto in Medio Oriente, il ministro degli Esteri ha parlato anche della guerra in corso in Ucraina. L’obiettivo di Pechino è quello di far partire le trattative perché, ha ricordato Wang, «Tutti i conflitti devono finire al tavolo delle trattative: prima iniziano i colloqui, prima arriva la pace». L’amministrazione Xi, come ha ricordato in conferenza stampa, si vuole porre sullo scacchiere internazionale come una «forza per la pace, una forza per la stabilità e una forza per il progresso nel mondo».
Se da un lato la Cina parla di pace tra Kiev e Mosca, dall’altro ha ribadito i suoi buoni rapporti con la Russia: «Mantenere il nuovo modello delle relazioni internazionali forgiato nel periodo post Guerra Fredda è strategico per entrambe le parti». Anche mentre parlava di Russia, Pechino ha voluto lanciare un altro messaggio agli Stati Uniti, ricordando che «i Paesi più importanti non dovrebbero cercare lo scontro e permettere il ritorno della Guerra Fredda».