Cina e Giappone sono ai ferri corti. La causa, ancora una volta, sono cinque isolotti disabitati a sud della prefettura di Okinawa, nel Mar Cinese Orientale: le Senkaku Islands, che a Pechino chiamano Diaoyu. Da mesi entrambi i Paesi presidiano l’arcipelago inviando navi militari e guardie costiere, ma anche pescherecci e velivoli. Giorni fa una fregata della marina cinese ha messo sotto tiro un cacciatorpediniere nipponico, che scortava a sua volta motovedette guardacosta.

Navi guardacoste giapponesi nelle acque contese

Secondo i giapponesi avrebbe attivato il radar usato per l’assetto da combattimento e per orientare il tiro sul bersaglio. Il gesto ha innalzato i livelli d’allarme oltre il consueto e ha scatenato le diplomazie: funzionari nipponici non intransigenti sono stati subito inviati nella Repubblica Popolare per allentare la tensione. Il 2 febbraio il Primo ministro giapponese Shinzo Abe, in un discorso a reparti militari nel sud, ha però ribadito il proposito di difendere “ad ogni costo” il territorio nazionale. Senza citare esplicitamente le Senkaku, ha sottolineato come “la sicurezza territoriale del nostro Paese è sempre più a rischio”, a causa delle “continue provocazioni” in merito ai nostri “diritti legittimi”.

La risposta di Pechino non è stata meno ferma: in giornata l’ambasciatore cinese a Tokyo, Cheng Yonghua, convocato dal ministro degli esteri, ha “respinto” le proteste del Giappone sulle isole contese. Anzi, secondo l’agenzia governativa Nuova Cina avrebbe ripetuto che “sono territorio cinese”, motivo per il quale l’avvicinamento delle navi militari non commetterebbero alcuna scorrettezza. Il Sol Levante, per ora, sembra essere meno aggressivo ma fermo: il ministro della Difesa Itsunori Onodera, in conferenza stampa, ha appena confermato per la prima volta l’episodio delle navi da guerra di giorni fa, definendolo “un incidente insolito”. Come riporta la tv giapponese Nhk, risalirebbe al 30 gennaio: il radar cinese avrebbe “puntato la nave delle Forze di Auto-difesa per un po’ di tempo, dalla distanza di 3 km”. Non pronuncia la parola “Senkaku”, ma “l’episodio – ha detto Onodera – avrebbe potuto causare una situazione pericolosa”. E si sospetta che il 19 dello stesso mese fosse stato messo nel mirino un elicottero di Tokyo.

Lo scontro sino-giapponese per il possesso del braccio di mare attorno alle isole Senkaku risale alla Prima Guerra Mondiale, quando l’arcipelago e Taiwan passarono dal controllo cinese a quello dell’Impero nipponico. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le isole furono amministrate dagli Stati Uniti  pur rimanendo territorio del Sol Levante. Dopo lo scoppio della rivoluzione maoista in Cina sono iniziate le rivendicazioni di reciproco possesso. La tensione è da almeno due anni e si è alzata particolarmente nel dicembre scorso, quando un aereo cinese ha violato lo spazio aereo delle isole e Tokyo ha inviato dei caccia. Non è chiarissima l’importanza strategica di quelle acque: sicuramente sono molto pescose e incrociano importanti vie marine. Inoltre il fondale celerebbe importanti giacimenti di petrolio e gas.

Eva Alberti