Sono 3 i palestinesi uccisi in Cisgiordania, presso la città vecchia di Nablus, dall’esercito israeliano durante un’operazione di polizia. Tel Aviv ha fatto sapere che due di loro sono considerati i responsabili dell’attacco nel quale lo scorso mese sono rimasti uccisi tre membri della famiglia Dean: la madre e due figlie erano state colpite dai colpi d’arma da fuoco rivolti contro la loro auto.
Per il premier Benyamin Netanyahu l’uccisione dei presunti terroristi rappresenta una chiusura dei conti: «Il nostro messaggio a coloro che ci danneggiano, e a coloro che vogliono farci del male, è che ci voglia un giorno, una settimana o un mese, potete essere certi che regoleremo i conti con voi. Non importa dove cerchi di nasconderti: ti troveremo. Chi ci attacca ne pagherà il prezzo». Non è tardata ad arrivare la reazione del mondo arabo, il premier palestinese Mohammad Shtayyeh ha accusato Israele di avere ucciso degli innocenti: «Questi crimini non si fermano», invitando anche la comunità internazionale a «ritenere Israele responsabile per i delitti contro il popolo palestinese».
Il portavoce dell’esercito israeliano ha spiegato com’è avvenuta l’operazione: «Dopo aver ricevuto un informazione d’intelligence, abbiamo fatto irruzione nell’appartamento in cui si trovavano i terroristi. Durante uno scontro a fuoco, entrambi i terroristi sono stati uccisi. La terza vittima è un alto funzionario che ha supportato i due terroristi. Nell’appartamento sono stati trovati due fucili M-16 e un AK-47».