Uomini armati, bulldozer, case distrutte. Sono gli elementi dello scenario dell’ultimo raid di matrice israeliana che ha devastato Nablus, con l’obiettivo dichiarato di smantellare la resistenza palestinese e alcuni depositi di armi. Tre arabi, come confermato dalle autorità sanitarie, sono morti durante l’attacco al campo profughi di Balata. Almeno sette i feriti, secondo AlJazeera, anche se il numero resta incerto. Un bilancio che potrebbe peggiorare a causa del ritardo involontario dei soccorsi, rallentati dai mezzi che Israele ha utilizzato per bloccare l’accesso al campo.

Palestinesi fuggono dai gas lacrimogeni durante l’operazione israeliana a Nablus (Fonte: EPA/ALAA BADARNEH)

Spari notturni – L’attacco è arrivato all’alba, tra l’una e le cinque del mattino. «I soldati erano davanti casa nostra e all’improvviso se ne sono andati. Dieci minuti dopo la casa è saltata in aria». I racconti dei cittadini palestinesi, citati da Reuters, descrivono il raid come uno dei più violenti degli ultimi anni. Le abitazioni dei rifugiati di Balata sarebbero state rase al suolo nel tentativo di scovare laboratori di armi, uno dei quali sarebbe stato distrutto. Il fuoco notturno avrebbe portato anche al sequestro di fucili, munizioni e ordigni esplosivi. Ma, in un comunicato, riportato da Haaretz, le forze armate israeliane hanno rivendicato soprattutto «l’arresto di tre individui» e «la neutralizzazione di due uomini» dopo uno scambio di colpi.

L’insurrezione – Non solo Balata, perché l’esercito di Israele avrebbe attaccato in contemporanea anche il campo profughi di Jenin, a nord di Nablus. Questo ennesimo raid ha scatenato la rabbia di Nabil abu Rudeineh, portavoce del Presidente palestinese Mahmoud Abbas, secondo cui «le continue aggressioni contro Nablus e i suoi villaggi rappresentano un crimine di guerra e una punizione collettiva a cui si deve porre fine immediatamente». Non è mancata una stoccata al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il cui silenzio sugli attacchi contro i palestinesi «non fa altro che aumentare la violenza». «Gli USA dovrebbero intervenire per fermare questa follia», ha aggiunto abu Rudeineh.

Guerra senza fine – La Cisgiordania non conosce pace specialmente da giugno 2021, periodo in cui i raid si sono intensificati a tal punto da diventare settimanali. La crescita degli attacchi va di pari passo con quella dei morti. Nel 2022, i soldati israeliani hanno ucciso oltre 170 palestinesi, tra cui 30 bambini, diffusi tra la zona est di Gerusalemme e, appunto, la Cisgiordania. Ma i dati del 2023 sono ancora più gravi: 156 deceduti a oggi, inclusi 26 bambini.