Un colpo di spugna alle politiche ambientali di Obama. Martedì 28 marzo Donald Trump firmerà un ordine esecutivo per ribaltare almeno sei delle misure del predecessore in merito alla difesa ambientale e contro il cambiamento climatico. Come già annunciato in campagna elettorale, l’obiettivo principale di Trump è la tutela dei posti di lavoro americani, che passa anche attraverso il potenziamento della produzione energetica. Qualsiasi politica che penalizzi l’economia nazionale va contro il piano del presidente di rendere l’America di nuovo grande: tra queste ci sono senz’altro le normative ambientali internazionali che Barack Obama, pur mantenendo il Paese al di fuori dei protocolli di Kyoto, aveva mostrato di accogliere parzialmente. Tra i provvedimenti attesi ci sarebbero le nuove linee guida che ridefiniranno i limiti alle emissioni di carbonio per il triennio 2022-2025, considerati da Trump troppo restrittivi e penalizzanti per l’economia americana.

Scott Pruitt, ecoscettico alla guida dell’Epa (Agenzia di difesa ambientale)

Ecoscettici – Anche il luogo in cui il presidente firmerà i nuovi provvedimenti è simbolico: quell’Epa, l’Agenzia di difesa ambientale, che era l’organo chiave delle politiche ambientali di Obama e che ora è guidato da Scott Pruitt. L’uomo di Trump, da sempre scettico sulle cause umane del cambiamento climatico, è lo stesso Scott Pruitt che, nei panni di procuratore generale dell’Oklahoma, aveva partecipato a 13 azioni legali contro l’agenzia ora da lui stesso diretta. Riducendo il budget governativo destinato all’Epa del 25 per cento e mettendo un ecoscettico al posto di comando, il presidente l’ha di fatto asservita alle proprie politiche, ridefinendone la natura: l’idea condivisa da Trump e Pruitt è che l’agenzia debba concentrarsi soprattutto su «acqua limpida e aria pulita», ma senza mai ostacolare lo sviluppo economico nazionale.

Punti oscuri – Non è ancora chiaro cosa il presidente intenda fare degli accordi internazionali, per esempio dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici che stabilisce misure per diminuire le emissioni di gas serra nel quadro delle Nazioni Unite e che è entrato in vigore alla fine del 2016. Ma è chiaro che la nuova linea in materia ambientale segna un importante cambio di passo e non vuole essere un compromesso transitorio. A dimostrarlo è il fatto che tra i provvedimenti di Obama che Trump intende ridefinire c’è anche un ordine esecutivo siglato nel 2013 in cui si ordinava a tutte le agenzie governative di prepararsi ai danni legati al cambiamento climatico. Ora questo non è più un problema, e secondo Donald Trump non lo è mai stato: era il 2012 quando twittava che il global warming era un’invenzione dei cinesi, per rendere le industrie americane meno competitive.

Precedenti – Al di là della nomina di Pruitt, è stato chiaro che in materia ambientale il presidente non era disposto a retrocedere rispetto alle promesse della campagna elettorale quando ha concesso la realizzazione dell’oleodotto Keystone, per trasportare petrolio dal Canada agli stati del Golfo del Messico. Pochi giorni fa l’amministrazione ha dato il via libera alla TransCanada, che combatteva da otto anni per realizzare il progetto, osteggiato dagli ambientalisti e bloccato a suo tempo da Obama.

Resistenze – A sfidare apertamente Trump non sono solo gli ambientalisti, ma anche la California, che, anticipando gli ordini esecutivi di Trump, ha annunciato di voler proseguire sulla linea dettata da Obama di riduzione delle emissioni nocive degli autoveicoli. I toni del Carb (California Air Resources Board) sono per ora concilianti e tendono a non stabilire uno scontro aperto con il presidente: «Nessuna provocazione o sfida al governo nazionale», ha detto Mary Nichols, a capo della Carbo. «Abbiamo sempre avuto un buon rapporto con l’Epa, dunque non mi aspetto una guerra in California». Fino ad ora gli standard di emissioni californiane sono migliori di quelli imposti dalla stessa Epa, o, meglio, imposti dall’Epa fino ad ora.

 

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Il tweet di Donald Trump del 2012, in cui attribuisce ai cinesi l’invenzione del cambiamento climatico per rendere le industrie americane meno competitive