Hillary_Clinton_2016_president_bid_confirmedLa trasparenza prima di tutto. Ma non prima delle Primarie. Sembra essere questo il messaggio del Dipartimento di Stato americano, che il 18 maggio ha depositato in una Corte federale la proposta di pubblicare le 55 mila email della casella di posta privata di Hillary Clinton. La corrispondenza dell’ex Segretario di Stato e possibile candidata alla presidenza degli Stati Uniti è diventata una questione di stato – nel vero senso della parola – quando si è scoperta la sua preferenza ad utilizzare l’account personale per gestire questioni ufficiali. Hillary, con la testa già al 2016, ha subito dichiarato di non aver nulla da nascondere e che avrebbe fatto di tutto per rendere pubbliche le sue conversazioni. Dalle parole ai fatti: non potendo prescindere da attente e approfondite analisi sui dati contenuti nei messaggi di posta elettronica della donna che ha controllato la politica estera americana per quattro anni, la pubblicazione inizierà solo il 15 gennaio 2016, appena dopo la sua (attesa) incoronazione a candidata democratica per la Casa Bianca.

hillary-clinton

Ma non è finita. Oltre ai problemi di privacy e un patrimonio di famiglia che fa invidia e di sicuro non crea empatia – 30 milioni di dollari guadagnati dai coniugi Clinton negli ultimi 16 mesi – la strada verso la presidenza è affollata da tanti, tantissimi candidati, pronti a farle lo sgambetto. Hillary Clinton dovrà sicuramente vedersela alle primarie democratiche con Bernie Sanders, senatore per lo Stato del Vermont. Il vero nemico non si è ancora svelato, ma potrebbe farlo quest’estate. L’unico dem che potrebbe metterle i bastoni tra le ruote è il braccio destro di Obama, Joe Biden. dopo otto anni di vice-presidenza ha guadagnato visibilità e apprezzamento. Oltre che – sempre utile – molte competenze in politica interna e in questioni internazionali. Dice che non intende candidarsi, ma nessuno gli crede. Bisognerà aspettare quest’estate per saperne di più.

Un vero esercito aspetta la Clinton dall’altra parte della barricata. I volontari per la presidenza nel partito repubblicano sono già sette. Marco Rubio e Ted Cruz, entrambi di origini cubane, puntano sulla loro origine “esotica” per guadagnare consensi tra i latinos. Insieme a Cruz, anche Rand Paul rappresenta il Tea Party, l’ala più radicale del partito. E poi il pastore battista Mike Huckabee, la donna in carriera Carly Fiorina e il medico Ben Carson. Grande attesa per la candidatura della vera star del Grand Old Party, con un cognome che dice tutto: Jeb Bush.

Intanto l’attuale presidente, Barack Obama, inizia ad assaporare la libertà dagli oneri della Casa Bianca. Almeno sul web. Finalmente il suo staff gli ha dato il permesso per creare un account Twitter tutto suo. Obama ama twittare. Prima per farlo, doveva entrare di nascosto sulla pagina ufficiale che portava il suo nome e firmare con “BO” per far capire ai suoi follower che quel tweet era scritto di suo pugno e non da un qualsiasi media manager. Adesso, sul suo nuovo account, che ha chiamato @POTUS – acronimo di President of the United States – avrà tutto lo spazio per comunicare con i suoi seguaci, che a un giorno dall’inaugurazione sono già più di un milione e mezzo. Il suo entusiasmo è evidente sin dal primo tweet: “Ciao Twitter! Sono Barack. Davvero! Dopo sei anni mi hanno finalmente dato un mio account”. Ha anche immortalato il grande evento in un video, pubblicato sull’account della Casa Bianca di Instagram. I veri fan non vedranno l’ora di poter seguire un profilo personale anche sul social network fotografico.

Obama sbarca su Twitter,'sono Barack, finalmente ho profilo'Michela Rovelli