Maggioranza sì, ma mai così “risicata”. Mercoledì 27 novembre la nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha ottenuto il via libera dall’Europarlamento. I sì sono stati 370, mentre 282 parlamentari europei hanno votato contro e in 36 si sono astenuti. Con l’appoggio del 51,4% dei 720 membri complessivi, la squadra di commissari parte con la maggioranza più ristretta di sempre. Un record negativo frutto di tensioni e fratture interne ai partiti europei.
Le divisioni – Tra i Socialisti europei a dare l’ok sono stati 90 su 133 votanti, mentre tra i Popolari su 178 presenti, in 25 hanno votato contro. Frattura ancor più nitida nel gruppo dei Verdi, con 27 favorevoli e 19 contrari (6 astenuti). Tra i centristi di Renew Europe gli astenuti sono stati sei, 67 quelli a favore. Le divisioni attuali in tutti i gruppi che avevano in precedenza appoggiato la riconferma di von der Leyen a capo dell’esecutivo di Bruxelles sono frutto delle tensioni delle ultime settimane. Il 20 novembre si era infatti arrivati ad un’intesa tutt’altro che solida, dopo lunghe schermaglie tra Socialisti e Popolari, per dare l’ok alla nomina a vicepresidenti di Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia e Teresa Ribera del Partito socialista spagnolo. I Socialisti si opponevano alla scelta di assegnare l’incarico a Fitto, espressione del gruppo di destra radicale dei Conservatori europei, e rimangono preoccupati dall’apertura di von der Leyen a destra. D’altro canto i Popolari non gradivano il nome di Ribera, che hanno fortemente criticato per la gestione dell’alluvione in Spagna. Nodi evidentemente non sciolti.
I delegati italiani – I voti della delegazione al Parlamento europeo di Fratelli d’Italia sono stati decisivi per consentire a von der Leyen di raggiungere la maggioranza. Nonostante l’appoggio ai commissari, il capodelegazione in Europa del partito di Meloni Carlo Fidanza ha però specificato che «non c’è più alcun vincolo di maggioranza». I delegati di Forza Italia si sono dimostrati compatti sul sì, mentre quelli della Lega uniti nel voto contro, così come l’intero gruppo di cui fanno parte, i Patrioti per l’Europa. Contrari anche i rappresentanti a Bruxelles di Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle, con il leader pentastellato Giuseppe Conte che ha scritto sui social: «Meloni aveva detto “mai con la sinistra a Roma e a Bruxelles” e invece oggi ha votato con il centrosinistra a favore della Commissione von der Leyen. Ha tradito gli elettori. Il M5s mantiene l’impegno solenne preso alle elezioni». Due no, quelli di Marco Tarquinio e Cecilia Strada, e 19 sì tra gli esponenti del Partito democratico affiliati al gruppo dei Socialisti. Nicola Zingaretti, capodelegazione Pd, ha sottolineato che nessuno «ha firmato un assegno in bianco» e che ora la battaglia dei progressisti sarà «difendere la piattaforma programmatica di luglio dagli attacchi delle destre che vogliono distruggere l’Europa».
L’attacco di Musk – Dopo le critiche alla magistratura italiana sul caso migranti in Albania, Elon Musk è intervenuto su X anche sul voto alla nuova Commissione Ue. Prossimo a dirigere un dipartimento dell’amministrazione Trump, il patron di Tesla ha affermato: «Questo è antidemocratico. Il Parlamento europeo dovrebbe votare direttamente sulle questioni, non cedere l’autorità alla Commissione europea». Nuove parole che esulano dal contesto statunitense.