Ci sono Paesi europei in cui l’esistenza stessa delle persone Lgbti è ancora un tabù, in cui essere uno straniero rende più difficile scappare dalla guerra e in cui i rom subiscono gli abusi dalla polizia. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Ecri, The European Commission against Racism and Intolerance.
Due diversi organi – Ecri svolge un’opera di monitoraggio contro il razzismo e l’intolleranza per conto del Consiglio d’Europa, organo totalmente distinto dal Consiglio europeo. Il primo è un’organizzazione internazionale autonoma con sede a Strasburgo che riunisce 46 paesi democratici europei e ha l’obiettivo di promuovere la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto nel continente. Il Consiglio europeo invece svolge un ruolo di indirizzo politico all’interno dell’Unione europea ed è formato dai Capi di Stato o di governo dei Paesi membri dell’Ue.
Ruolo di monitoraggio – Ecri si impegna ogni anno a fotografare il comportamento dei Paesi europei in ambito di razzismo e intolleranza. Quattro i punti principali su cui si è incentrato il report sul 2022: valutare le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina, combattere la discriminazione contro le persone Lgbiti, contro Rom e nomadi, e sostenere la società civile impegnata contro il razzismo e la discriminazione.
Guerra e doppi standard – «Nonostante il modo complessivamente encomiabile con cui i paesi di accoglienza si sono occupati delle persone in fuga dall’Ucraina, i termini di protezione variavano a seconda della cittadinanza di coloro che fuggivano», dichiara Ecri. Il rapporto sottolinea come ci sia stata una disparità di trattamento ai confini ucraini nei confronti degli stranieri, soprattutto persone provenienti da paesi asiatici o africani. Discriminazioni che hanno colpito le persone in fuga dalla guerra anche nei paesi di accoglienza, con termini di protezione che, riporta Ecri, sono state «di livello molto inferiore».
Lgbti – Per la comunità Lgbti il quadro è complesso e disomogeneo. Alcuni paesi hanno riconosciuto alle coppie dello stesso sesso le unioni civili, la possibilità di adottare bambini e hanno introdotto divieti legali sulle cosiddette terapie di conversione. Ma, come sottolinea Ecri, il numero di Paesi in cui queste pratiche sono proibite è ancora alto e in numerose società l’allargamendo dei diritti sessuali e di genere resta un tabù. Si sottolinea come la comunità Lgbti e i suoi sostenitori continuino a incontrare gravi difficoltà nell’esercizio delle libertà di espressione e riunione.
Rom e nomadi – Rimane ancora molto diffuso l’antiziganismo e l’incitamento all’odio nei confronti dei rom. La narrazione dei media, sostiene Ecri, è complice nel perpetuare una raffigurazione negativa dei rom: «Purtroppo gli sgomberi di rom da abitazioni costruite irregolarmente sono rimasti “popolari” tra gli elettori in molti paesi europei, spingendo le autorità locali a essere ben disposte verso tali sgomberi, senza adeguate garanzie», si legge nel report. Resta problematica la segregazione scolastica dei bambini rom, così come le precarie condizioni abitative e soprattutto gli abusi razzisti della polizia contro i rom. Secondo l’Ecri, «è giunto il momento di intraprendere azioni efficaci per incoraggiare i rom e i testimoni degli abusi della polizia a farsi avanti, fornire loro un sostegno adeguato. Gli Stati dovrebbero compiere ulteriori sforzi per organizzare la formazione della polizia, reclutare mediatori tra i Rom e la polizia, nonché agenti di polizia Rom».
Ong meno libere – Per le Ong sono state attivate procedure di registrazione sempre più complicate, imposti pagamenti di tasse aggiuntive e sanzioni amministrative ingiustificate. Ma il rapporto sottolinea anche i casi di stigmatizzazione e intimidazione di attori della società civile da parte di politici e funzionari governativi. «A queste organizzazioni dovrebbe essere assicurato uno spazio aperto e democratico», conclude l’Ecri.